L’Italia tenta di arginare il consumo di pornografia fra i minori di 18 anni: da oggi, mercoledì, è in vigore una norma che impone a una cinquantina di grandi piattaforme di verificare l’età degli utenti per accertarsi che siano maggiorenni. Non basta più, insomma, l’autocertificazione rispondendo con un click su “Ho più di 18 anni” alla domanda posta al momento dell’ingresso.
I maggiori siti, tuttavia, non si sono ancora adeguati: secondo il quotidiano La Stampa, che li ha verificati uno a uno, i vari Pornhub, Youporn, Redtube e Xhamster non hanno mutato le modalità di accesso. Fra i più grandi, solo Onlyfans risultava rispettare le condizioni poste dalla legge. Anche perché - come ha spiegato a SEIDISERA il giornalista Alessandro Longo, esperto in nuove tecnologie - il decreto “chiedeva al garante delle comunicazioni di indicare una lista di siti. Ma questi stessi siti sono stati informati solo due settimane fa e non hanno quindi avuto il tempo di adeguarsi”. La selezione comprende pagine con un ampio seguito in Italia, che vi fanno significativi ricavi o promozione della loro offerta.
Informazione tardiva e verifiche complesse
Secondo Longo, “il sistema scelto dall’Italia per la verifica dell’età è piuttosto complesso. Rispetta la privacy dell’utente, perché il sito deve sapere solo che siamo maggiorenni e non chi siamo. Non può quindi chiederci i documenti o un’immagine di noi. Richiede terze parti, come una banca, a cui l’utente dovrebbe rivolgersi per una certificazione dell’età (tramite un token, un QR code o un sistema collegato alla SIM del telefono che certifichi semplicemente la maggiore età, ndr). Oppure si potrà fare attraverso un app, che però non esiste ancora”.
Prima che il tutto sia effettivo, quindi, ci vorrà del tempo. Alla lunga, però, potranno scattare diffide e sanzioni fino all’oscuramento, per quanto resti l’incognita delle procedure da seguire, essendo queste piattaforme quasi tutte registrate all’estero. Le misure, poi, potrebbero anche essere aggirate. Come ricordato da Longo, “45 siti sono una goccia nel mare del porno”.
Usati anche prima degli 11 anni
Secondo un resoconto datato 2024 del Consiglio nazionale delle ricerche, l’uso precoce di pornografia online riguarda il 46% degli adolescenti maschi e l’8% delle ragazze in Italia. Un consumo almeno a scadenza mensile è attestato fra tre adolescenti su dieci in Francia (uno su cinque fra chi ha 10 o 11 anni), mentre nel Regno Unito il 70% ha visitato una pagina di questo tipo prima dei 18 anni e quasi il 30% prima degli 11 anni. Facciamo questi due esempi perché si tratta di Paesi che hanno introdotto misure analoghe a quella italiana, la Francia da giugno e il Regno Unito da luglio, anche se con sistemi di verifica (in particolare nel secondo caso) che hanno fatto storcere il naso agli esperti di privacy.
Un mercato da 100 miliardi
I siti pornografici online hanno anche un peso economico non indifferente: nel 2024 hanno generato 85 dei 100 miliardi di dollari complessivi del settore a luci a rosse a livello globale (10 le riviste, 5 tutto il resto, come i dvd). I ricavi sono in continua crescita e durante il periodo del Covid hanno conosciuto un’impennata compresa fra il 25 e il 40% del fatturato. Si tratta, a titolo di paragone, di una cifra comparabile a quelle di tutte le piattaforme di streaming: Netflix e affini arrivano a 120 miliardi. Il 70% degli introiti arriva dalla pubblicità, il resto dalle sottoscrizioni, per esempio gli abbonamenti per contenuti “premium”.
I controlli dell’età funzionano? Se guardiamo all’esempio francese, si direbbe di sì, visto che alcune pagine hanno perso fino al 50% degli introiti e altre hanno chiuso i battenti per poi riaprire. Nel Regno Unito, la maggiore compagnia del settore, che è canadese, ha registrato cali anche del 70%. Questo non significa per forza una diminuzione della fruizione, però: il divieto è stato certamente aggirato da molti utenti, o rivolgendosi a pagine meno “famose” e non soggette a controlli, o servendosi delle VPN per apparire domiciliati altrove.










