L’analisi

La Russia di Putin e il problema corruzione

Nel paese sono stati effettuati diversi arresti tra gli alti funzionari dell’esercito; il cambio al vertice al Ministero della difesa si inserisce in questo contesto

  • 25 maggio, 10:44
  • 25 maggio, 11:22
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Andrey Belousov

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Di: Stefano Grazioli

La rielezione di Vladimir Putin e il recente rimpasto governativo a Mosca hanno dato il via a un riequilibrio della verticale del potere russo, dominata da alcuni anni, ma soprattutto dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, dagli esponenti dell’apparato militare. La sostituzione del ministro della Difesa Sergei Shoigu con Andrey Belousov, sempre un civile, ma appartenente alla corrente pura dei tecnocrati, è stato il segnale che la frazione legata a Shoigu avrebbe dovuto cedere spazio. È in questo contesto che si devono leggere gli arresti di vari rappresentanti delle forze armate avvenuti negli ultimi tempi in Russia.

Arresti illustri

Dietro le sbarre sono finiti solo nei giorni scorsi, con varie accuse, dalla corruzione all’abuso di potere, alti funzionari dell’esercito, dal generale Vadim Shamarin, vice capo dello stato maggiore russo, fermato con l’accusa di accettazione di tangenti su larga scala, a Vladimir Verteletsky, incaricato del ministero della Difesa di garantire gli ordini statali e accusato di abuso di potere; prima ancora la giustizia russa aveva preso di mira il viceministro della Difesa, Timur Ivanov, braccio destro di Shoigu, e il capo del personale del ministero, Yuri Kuznetsov. Il Cremlino, per bocca del portavoce di Putin Dmitry Peskov, ha dichiarato che non si tratta di purghe o una campagna mirata momentanea, ma del lavoro delle procure russe impegnate nella lotta contro la corruzione.

Spoils System

Al di là della versione ufficiale, è però evidente che le vicende singole sono connesse e possono essere considerate una parte dello spoils system interno che a fasi caratterizza il sistema putiniano e i suoi comparti. Dal 2022 il ministero della Difesa ha dovuto affrontare sul fronte esterno la guerra su larga scala in Ucraina, un prolungamento di quella cominciata nel 2014, ma con implicazioni di gestione molto maggiore, e sul fronte interno i dissidi con la compagnia privata Wagner, che nella parte iniziale del conflitto ha avuto un ruolo decisivo. Il duello tra i vertici militari, Shoigu e il generale Valery Gerassimov da una parte ed Evgeny Prigozhin dall’altra, si sono risolti la scorsa estate con l’eliminazione di quest’ultimo e lo smembramento di Wagner; poi, con la fase favorevole del conflitto che ha visto a Russia avanzare nel Donbass, è arrivato anche il cambio del ministro della Difesa. Il nuovo, l’economista Belousov, sta costruendo la sua squadra, applicando in sostanza il sistema delle spoglie, aiutato dalla giustizia selettiva.

Guerra e corruzione

È vero che la visione sul lungo periodo della guerra in Ucraina e più in generale del duello con l’Occidente rende necessaria un’impostazione più economica nella gestione delle risorse militari, con le spese statali che nel 2023 hanno raggiunto il 16% del PIL: e da qui la necessità di sostituire Shoigu (di formazione civile, ingegneristica, poi cooptato nell’esercito come generale), con un tecnocrate come Belousov, più dentro i meccanismi di reperimento, controllo e distribuzione delle risorse; è altrettanto vero che lo spoils system è fondamentale per mantenere gli equilibri di sistema che la guerra ha spostato. Se la corruzione è un problema comune a tutti i ministeri e quello della Difesa richiede adesso maggior controllo, la decisione di Putin di favorire i tecnocrati si inserisce comunque nella strategia ottimizzare il programma di guerra e rafforzare allo stesso tempo il sistema interno che deve essere periodicamente corretto.

Nuovo tandem

Il conflitto, in questa fase almeno, ha preso una piega positiva per la Russia, che prosegue l’avanzata nel Donbass, mette pressione nel nordest, verso Kharkiv, e continua a rafforzare le proprie posizioni sul fronte meridionale, tra Zaporizhizia e Kherson. Il generale Gerassimov, primo viceministro della Difesa (i vicari di Belousov sono 11) e capo dello staff generale delle forze armate, era già entrato nell’occhio del ciclone lo scorso anno durante la fase calda conclusasi con la rivolta di Prigozhin, ma sino a ora è riuscito a conservare il suo ruolo. Le difficoltà ucraine, legate in parte all’insufficienza di aiuti occidentali oltre che a problemi oggettivi di inferiorità numerica, consentono in definitiva al nuovo tandem Belousov-Gerassimov di procedere in maniera coordinata, sotto l’occhio di Vladimir Putin e del Consiglio di sicurezza, almeno sino al prossimo, forse improvviso, cambio. 

RG 12.30 del 24.05.2024 - Il servizio di Chiara Savi

RSI Mondo 25.05.2024, 10:44

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