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La spallata di Biden a quelle di Trump

Gli Stati Uniti avviati verso la 46esima presidenza, ma rimangono i dubbi e gli interrogativi sulla 45esima - Il parere della storica Ruth Ben-Ghiat

  • 15 dicembre 2020, 20:07
  • 10 giugno 2023, 07:03

Stati Uniti, il giorno dei Grandi Elettori

Telegiornale 14.12.2020, 21:00

Di: Massimiliano Herber

Le istituzioni sono state minacciate, i processi elettorali sono parsi fragili, ma la democrazia ha retto. E al netto della retorica (nulla "può estinguere la fiamma della democrazia americana"), alla fine anche Joe Biden si è tolto qualche sassolino.

Il Collegio dei Grandi Elettori ha confermato la vittoria annunciata dai media il 7 novembre, 306 a 232: così nel sistema elettorale statunitense vengono conteggiati quei 7 milioni di voti che Biden ha ricevuto in più di Trump. E ultimata anche quest'ultima formalità, il futuro 46esimo presidente ha puntato il dito contro il comportamento dell'inquilino della Casa Bianca definito "un assalto senza precedenti alla democrazia".

Ruth Ben Ghiat

Ruth Ben Ghiat

  • RSI

Un comportamento che secondo la storica Ruth Ben-Ghiat, docente di storia alla New York University ed esperta di autoritarismi e dittature è in linea con il comportamento del presidente in carica durante il suo mandato. Un comportamento che, senza mezzi giri di parole, lei paragona a quello dei politici autoritari del Novecento, coloro che si impongono come "l'uomo forte" (il suo ultimo libro si chiama appunto "Strongmen", "Da Mussolini ai giorni d'oggi")

Recensendo il "Strongmen", Francis Fukuyama sul New York Times è stato molto severo. Trump come un aspirante dittatore, non è un'esagerazione? "Non possiamo usare il metro tradizionale della nostra democrazia e dei presidenti democratici, replica la storica che ha studiato a lungo a Roma, con Trump non ci ritroviamo più".

La copertina di Strongmen

La copertina di Strongmen

L'immagine del golpe, obiettiamo, pare distante dal presidente che gioca a golf mentre ingolfa i tribunali di discutibili azioni legali. "Oggi non bisogna ricorrere all'Esercito per i colpi di stato, obietta Ben-Ghiat. Le democrazie muoiono anche attraverso la burocrazia, attraverso le pressioni e le minacce ai funzionari elettorali per cambiare i risultati".

È stato proprio il comportamento di alcuni funzionari elettorali - quello della Georgia, o quello del Michigan, anch'esso repubblicano – a stupire, a ergersi a baluardi del sistema democratico. "Certo, rilancia la nostra interlocutrice, il confronto storico dell'attuale situazione è inquietante. Ma come spesso accade, nella Storia troviamo la consolazione. Troviamo molte testimonianze di resistenza, Molti comportamenti eroici di chi, facendo semplicemente il proprio dovere, salva la democrazia e protegge le istituzioni americane".

Anche oggi Trump continua a twittare di brogli, alimentando complotti e teorie cospirazioniste. Grave che il 70 per cento di chi l'abbia votato creda nella sua leggenda delle elezioni truccate e della vittoria scippata.

"Uno degli aspetti più allarmanti se vogliamo - racconta Ruth Ben Ghiat -, è il metro della propaganda. Come molti leader autoritari Trump ha costruito la retorica del suo culto. Negli ultimi cinque anni la macchina propagandistica avviata Steve Bannon ha fatto cambiare la percezione della realtà a milioni di americani .Ciò è estremamente grave e non rientra più nel canone della democrazia americana".

Trump non molla, l'opinione di una storica

Telegiornale 23.11.2020, 21:00

Mancano 35 giorni all'insediamento di Joe Biden quale 46esimo presidente e ancora non si conosce il comportamento del 45esimo. "Quando cadono questi leader sono i più sorpresi di tutti, perché; non riescono a immaginare di dover lasciare l'incarico... E Trump vuole rimanere disperatamente al potere per una ragione simile a quella di molti autocrati: vuole evitare guai giudiziari".

Donald Trump rimane aggrappato alla sua immagine di presidente. Il presidente eletto Joe Biden tratteggia l'arduo compito della nuova amministrazione e – come tutto il Paese – guarda con timore le ferite e le lacerazioni ereditate le conseguenze di una presidenza ai titoli di coda.

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