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Le madri dei “desaparecidos” protestano a Città del Messico

Nel giorno della festa della mamma, la capitale diventa il centro di proteste di madri alla ricerca dei figli

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Messico: il dolore delle madri dei "desaparecidos"

Telegiornale 11.05.2025, 20:00

Di: Laura Daverio 

Con in mano foto e cartelloni, migliaia di donne hanno attraversato le strade della capitale chiedendo giustizia. Nei primi quattro mesi dell’anno, ogni giorno sono scomparse in media 42 persone — un aumento del 26% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un crimine che, pur essendo estremo, è straordinariamente comune. Nonostante esistano protocolli per affrontare le sparizioni, le famiglie si scontrano con ostacoli burocratici, mentre le ore e i giorni cruciali dopo la scomparsa passano inutilmente.

L’inerzia delle autorità è seguita da un’impunità sistemica, per questo sono gli stessi familiari a formare gruppi di ricerca, che percorrono il paese alla caccia di tracce. Una responsabilità che ricade spesso sulle madri, organizzate in collettivi, in prima linea a raccogliere prove, testimonianze, fino ad armarsi di pale e picconi per scavare fosse comuni. Diventa una missione di vita, non solo per l’impegno e i rischi che si corrono, ma perché è comune che tutte le finanze familiari vengano spese nelle ricerche.

Il numero di desaparecidos in Messico varia a seconda delle fonti, ma le stime superano i 125’000. Si sparisce per molti motivi, proprio contando sulla debolezza delle investigazioni spesso i criminali uccidono le vittime e nascondono i corpi per evitare che ci siano prove.

Sparizioni sistematiche

Se in altri paesi le sparizioni forzate sono legate a un periodo di storia definito, in Messico sono sistematiche, continue e quotidiane. L’impennata di violenza che ha attraversato il paese a partire dalla “guerra alla droga”, che nel 2006 ha fatto esplodere il numero di desaparecidos.  E proprio i cartelli della droga sono i principali responsabili delle sparizioni forzate, un’arma contro la popolazione civile. Si sparisce per reclutamento forzato, per vendetta, per estorsione, per traffico di persone. Le investigazioni si arenano o non partono per mancanza di volontà politica, di risorse e paura di ritorsioni. Spesso la complicità di autorità locali, delle forze dell’ordine e anche dell’esercito blocca ogni azione a favore delle vittime.  

Lo scorso marzo un gruppo di madri sono entrare in una proprietà rimasta off-limits a lungo, dove si sapeva che operava il crimine organizzato. Si trovava nella cittadina di Teuchitlán, nello stato di Jalisco, nella parte centro-occidentale del paese. Era noto alle autorità, che non si sono attivate. In seguito hanno dichiarato di aver fatto un sopralluogo e non aver trovato nulla.

All’entrare le madri hanno scoperto centinaia di scarpe, vestiti, borse e altri oggetti personali. Hanno girato dei video in seguito postati online, in maniera che altre famiglie nel paese potessero riconoscere se qualcosa apparteneva ai loro cari. Le immagini sono diventate virarli e hanno sconvolto un paese che, seppur abituato alla violenza, non si aspettava un orrore simile. Quell’ammasso di oggetti è stato paragonato a quelli trovati nei campi di sterminio alla fine della seconda guerra mondiale e il luogo dove sono stati filmati, il Ranch Izaguirre, è stato soprannominato il campo di sterminio messicano. Si trattava di un ex centro di addestramento del Cartello Jalisco Nuova Generazione, qui avvenivano anche torture e uccisioni. Sono stati trovati resti umani e anche dei forni, che si pensa siano stati usati per far sparire i corpi. Secondo Segretario alla Sicurezza Omar García Harfuch si trattava di un campo di addestramento, ma non di sterminio. Si attendono molte più informazioni, sotto una straordinaria pressione pubblica, anche perché il governo messicano ha una lunga tradizione di investigazioni risultate false.

A conferma dei rischi di questo lavoro di investigazione, condotto senza protezione, a poco più di un mese dalla scoperta del centro di Izaguirre, María del Carmen Morales, una madre del collettivo, è stata assassinata insieme a uno dei suoi figli.

Le madri ieri sono scese in in piazza anche per lei, mentre alzavano i ritratti dei figli scomparsi e di tutti gli altri desaparecidos. Per combattere la normalizzazione delle sparizioni forzate e costringere lo Stato ad assumersi le proprie responsabilità.

Alla ricerca dei figli scomparsi: il nostro reportage

Cecilia Flores, fondatrice del collettivo “Madres buscadoras de Sonora”, scava da nove anni alla ricerca di due figli sequestrati e probabilmente uccisi dai sicari dei cartelli della droga. Falò l’ha seguita nello Stato di Sinaloa, dove è in corso una guerra tra clan. Queste “madri coraggio” finora hanno già scoperto più di tremila fosse clandestine con migliaia di cadaveri. Cecilia Flores, fondatrice del collettivo “Madres buscadoras de Sonora”, scava da nove anni alla ricerca di due figli sequestrati e probabilmente uccisi dai sicari dei cartelli della droga. Falò l’ha seguita nello Stato di Sinaloa, dove è in corso una guerra tra clan. Queste “madri coraggio” finora hanno già scoperto più di tremila fosse clandestine con migliaia di cadaveri. 

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Alla ricerca dei figli scomparsi

Falò 11.03.2025, 21:10

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