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Dazi USA-UE, Trump ottimista: “Accordo entro due giorni”

Le tariffe potrebbero mantenersi attorno al 10%, ma questo non basta a far calare la tensione tra i Ventisette, che speravano in esenzioni - Intanto il presidente USA ipotizza dazi del 200% sui farmaci

  • Ieri, 23:10
  • Ieri, 23:49
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Ursukla von der Leyen e Donald Trump

  • Keystone (foto d'archivio)
Di: ATS/M.Mar. 

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha riferito che “L’UE ora ci sta trattando bene”, perciò intende arrivare a un accordo sui dazi “entro due giorni”. Nonostante ciò, non si parla di dazi zero, come auspicava l’Europa poiché, nella lettera che Trump si appresta a firmare, il compromesso si fermerà molto probabilmente attorno al 10%.

Questa potrebbe essere una prima intesa di principio, da perfezionare, che però non risolverebbe il problema legato ai settori strategici su cui l’Unione vorrebbe strappare delle esenzioni. Il patto in vigore non cancellerebbe infatti le tariffe già in vigore su acciaio, alluminio e automotive.

Le tensioni nei Ventisette si sono inasprite proprio a causa dell’incertezza portata dalle misure reciproche. Ciò ha portato la Germania ad alzare la voce, in quanto, secondo il ministro delle finanze tedesco, Lars Klingbeil, l’intesa “dovrà essere equa”, altrimenti “le contromisure sono pronte”.

Le critiche interne non fermano Trump che ipotizza dazi del 200% sui farmaci

Nonostante le diverse critiche ricevute, come quelle del Wall Street Journal, che ritiene le tariffe “arbitrarie, nemiche della crescita”, Donald Trump non si ferma, e annuncia l’arrivo imminente di altre lettere, visto che, a suo avviso sono stati incassati “100 miliardi di dollari negli ultimi 90 giorni”. Sul rame al momento pende l’ipotesi di un dazio al 50%, mentre per i prodotti farmaceutici il magnate ha parlato di tariffe esorbitanti del 200%, pronte per essere applicate entro un anno.

L’UE è tesa, ma si apre a nuove strade

Il segretario al Commercio dell’UE, Howard Lutnick, ha comunicato che l’UE ha preparato delle “vere offerte” e “aprirà il suo mercato”, ma tocca al presidente americano “capire come usarle”.

A restare sospesi sono i dettagli legali e le clausole settoriali, che sono da negoziare in un coordinamento stretto tra Bruxelles e le capitali. Le contromisure in caso di “no deal” sono sul tavolo dell’Unione Europea, pronte a colpire i prodotti emblema degli USA, per un valore stimato di 120 miliardi di euro.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato che “siamo pronti a scrivere un nuovo capitolo con la Cina”, soprattutto in vista di una strategia di riposizionamento globale, che ha l’intento di riequilibrare i rapporti economici, ridurre le dipendenze strategiche e rafforzare il dialogo su dossier come il clima e la sicurezza. Questo tipo di diversificazione commerciale si estende a Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay), India, Australia, Thailandia, Indonesia, Messico ed Emirati Arabi, tutte intese in cima all’agenda di Bruxelles da mesi. Se accordi si dovessero concludere in questa direzione, secondo Maroš Šefčovič, politico slovacco e commissario europeo, questi potrebbero “compensare fino a tre quarti delle perdite legate agli USA”.

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