L’isola di Santorini non è soltanto una delle più amate mete turistiche della Grecia, ma anche la custode di un’antica tradizione vinicola. Ancora oggi le sue viti vengono coltivate sul terreno di origine vulcanica grazie ai metodi tradizionali, ma sono sempre più minacciate dal cambiamento climatico e dall’edilizia per il turismo.
“Le foglie avrebbe dovuto essere verdi, invece molte si sono seccate. Non piove più e il terreno è senz’acqua”. È quanto racconta alla RSI Petros Vambakousis, presidente dell’Unione dei produttori di vino di Santorini, mentre si fa strada tra le viti in un campo battuto dal vento. Negli ultimi vent’anni, sull’isola la produzione di uva è diminuita di quasi il 50%, spiega. “Di questo passo, se non facciamo qualcosa, la nostra produzione sparirà entro il 2040”. Quest’anno il raccolto è stato il peggiore di sempre: appena 500 tonnellate di uva, a fronte di una media di 3’000 tonnellate dell’ultimo decennio.
Nell’entroterra dell’isola è facile imbattersi nei vigneti che circondano le case bianche dei villaggi, un tempo parte fondamentale del paesaggio. Questo terreno per la coltivazione delle viti si è rimpicciolito sempre più, mentre nuovi alberghi spuntavano sull’isola. “I prezzi dei terreni sono saliti alle stelle ed è molto più redditizio investire in un hotel che lavorare la terra” afferma la proprietaria di un’azienda vinicola. Ed è per questo che l’Unione dei produttori ha chiesto regole più stringenti per impedire nuove costruzioni sui terreni coltivati.
Nei locali di Santo Wines, l’Unione delle cooperative agricole dell’isola, la musica scorre a tutte le ore e i turisti si danno il cambio ai tavolini per partecipare alle degustazioni. “Il turismo è un pilastro della nostra economia. Noi ci battiamo affinché sia sostenibile, in equilibrio con l’ambiente circostante” dice la responsabile della comunicazione. Lei ha trent’anni e riconosce che per molti coetanei è difficile appassionarsi al lavoro nei campi: “Spesso chi nasce qui preferisce lavorare nel settore alberghiero o emigrare nelle grandi città” spiega.
Nonostante i numeri bassi del raccolto di quest’anno, i viticoltori restano battaglieri. L’Unione dei produttori sta per avviare uno studio in collaborazione con le università greche alla ricerca di metodi innovativi per recuperare l’acqua con cui irrigare il terreno. Finora soltanto la catastrofica eruzione del vulcano nel 1600 a.C. era riuscita a interrompere la coltivazione della vite nell’isola, amano raccontare i viticoltori: “La nostra rimane una lotta contro il tempo, ma non molleremo facilmente”.

Cala il consumo di vino
Telegiornale 30.04.2025, 12:30




