Mondo

Le voci da dentro e fuori la Striscia di Gaza

Nelle parole raccolte c’è la felicità di chi torna verso casa, pur sapendo di trovare solo macerie, e la diffidenza di chi osserva questo esodo guardandolo da un binocolo

  • 27 gennaio, 21:20
  • 28 gennaio, 08:26
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Centinaia di migliaia di persone in movimento verso il nord della Striscia

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Di: Telegiornale/sdr 

Oltre 200’000 rifugiati palestinesi si sono spostati nel nord della Striscia di Gaza. Lunedì mattina Israele ha sbloccato loro il passaggio dopo aver raggiunto un accordo sugli ostaggi da liberare, un’intesa fondamentale per la tenuta del cessate il fuoco.

Il ritorno a casa è iniziato all’alba, quando Israele ha riaperto i checkpoint e un fiume di persone si è riversato sulla spiaggia di Nuseirat, dove migliaia di profughi palestinesi erano bloccati da giorni. “È una sensazione bellissima poter tornare a casa insieme alle nostre famiglie”, hanno riferito davanti alle telecamere. “Tutti aspettavamo questo momento con desiderio e nostalgia. Preghiamo Dio che quello che sta per arrivare sia migliore di quello che abbiamo passato. La nostra vita è qui a Gaza”. 

La devastazione vista da un binocolo, fuori dalla Striscia

Ad osservare questo esodo, in territorio israeliano, c’era anche Emiliano Bos, inviato della RSI, che ha visto passare da un punto panoramico - una collina ad un chilometro in linea d’aria dalla Striscia di Gaza - centinaia di persone. Si tratta di un punto d’osservazione costruito un paio di anni fa, dove c’è persino un binocolo con cui prima della guerra si osservava la Striscia e dove ora - ha riferito il giornalista - si guardano le macerie, le rovine della guerra. Un’insegnante di geografia in un liceo, presente sul promontorio con i suoi studenti, ha riferito che “è importante venire qua, vedere, capire quanto è la distanza e che cosa è accaduto. Dovevamo difenderci, ribadisce, non avevamo altra scelta”. Una signora di mezza età, più o meno ha usato le stesse parole per dire che è dispiaciuta di quanto successo “ma noi - ha precisato - non potevamo distinguere tra i civili e il nostro esercito ha dovuto reagire agli attacchi del 7 ottobre 2023”.

02:14

La diretta dell'inviato a Sderot

Telegiornale 27.01.2025, 20:00

“Mi ha colpito durante queste conversazioni - ha dichiarato l’inviato nell’edizione serale del TG - la difficoltà a comprendere appunto la portata, l’enormità e le conseguenze di 15 mesi di bombardamenti. Come se da questa parte, visto da questa collina, la narrazione fosse evidentemente orientata soltanto verso il dolore del 7 ottobre, la preoccupazione per questi 90 ostaggi, senza capire fino in fondo che cosa hanno significato 47’000 morti e appunto, una distruzione su questa scala. Insomma, è come se la distanza tra le due parti del confine fosse molto più ampia di quel chilometro che invece in realtà li separa”.

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