Mercoledì sera il presidente italiano Sergio Mattarella ha visitato il carcere di Rebibbia, a Roma, dove ha inaugurato delle installazioni artistiche. “Ripresa e rinascita”, il capo dello stato italiano nella sua dichiarazione ha poi insistito sullo scopo educativo delle pene, sull’importanza della riabilitazione. Un modo per attirare l’attenzione sulle moltissime realtà carcerarie dove invece tutto il supporto alla reintegrazione sociale è scarso, se non assente. Si denunciano infatti spesso situazioni degradate e condizioni inaccettabili..
I dati sono molti, per regione, per istituto, secondo il ministero di giustizia o tramite rapporti sindacali, e purtroppo non sempre coincidono. Ma alcune cifre generali sono chiare. Iniziando dal sovraffollamento carcerario, che per molti è la causa principale dei problemi o forse la conseguenza più visibile di un sistema al collasso. Un dato su tutti: in Italia nel 2024 i detenuti sono stati 61’800, a fronte di 51’000 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 20%. Ma attenzione perché si stratta di una media. In alcune regioni, con meno strutture o con maggior delinquenza, si arriva ad un sovraffollamaneto del 48%. In Puglia ad esempio, questo significa 4’300 detenuti in 3’000 posti.
La gravità del quadro emerge anche dal numero di suicidi: l’anno scorso se ne sono contati 83, considerando anche chi muore dopo aver appiccato un’incendio alla propria cella. Una cifra record, che supera i dati dell’ultimo decennio.
Se qualcosa in questi 15 anni è cambiato, è cambiato in peggio
Ilaria Cucchi, senatrice italiana
Chi in Italia lavora per una riforma delle strutture carcerarie italiane, focalizzandosi su suicidi, violenze e cure psichiatriche inadeguate, è Ilaria Cucchi. Il suo nome è legato a quello del fratello, Stefano, torturato e lasciato morire in prigione dopo un arresto 15 anni fa. Il suo caso fece molto discutere e oggi Ilaria Cucchi è senatrice e si batte per un miglior sistema giudiziale.
“Se qualcosa in questi 15 anni è cambiato - dice Ilaria Cucchi a Francesca Torrani di SEIDISERA - è cambiato in peggio. E questo nonostante il fatto che per tanto tempo mi sono illusa che fossero stati fatti degli enormi passi avanti. Basti pensare all’introduzione del reato di tortura, che è stata una grandissima vittoria, frutto delle nostre battaglie di parlamentari, di associazioni e di attivisti. Eppure, tra le prime cose che sono state dette all’inizio di questa legislatura, c’è stata quella di mettere mano al reato di tortura. Perché si dice che in Italia non abbiamo bisogno del reato di tortura. Perché la tortura non avviene? È come mettere la polvere sotto il tappeto...”
Qual è la situazione in Svizzera?
Nel confronto internazionale, la Svizzera è generalmente considerata un Paese che ricorre moderatamente alla detenzione. Da 30 anni siamo sugli 80 detenuti per 100’000 abitanti, sotto la media europea, sembrerebbe senza sofraffollamento. Ma non è così! Questi dati sono una media e nascondono grandi disparità fra i cantoni. L’ufficio federale di statistica spiega che oltre il 50% della popolazione carceraria è detenuta in tre cantoni. Zurigo Vaud e Ginevra, mentre una dozzina di Cantoni hanno invece posti liberi. Quindi si, esiste il sovraffollamento: a gennaio un rapporto del Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa ha anche denunciato la situazione di sovraffollamento nelle carceri della Svizzera romanda e i suoi effetti deleteri sulle condizioni di detenzione.








