Domenica, per alcune ore, centinaia di persone hanno sfilato per le vie centrali di Città del Messico, protestando contro un’elezione storica in corso nei seggi della capitale. I manifestanti urlavano slogan contro Morena, il partito al governo promotore della riforma costituzionale che impone l’elezione popolare dei giudici. In coro gridavano “Narco Morena”, “Fuori Morena” e “Io non voto”.
Ci si aspettava un bassa affluenza alle urne, ma superiore al 13% che si è effetivamente presentato. Un duro colpo per Morena, che aveva promosso la riforma come uno strumento per restituire il potere ai cittadini e spezzare il sistema di corruzione e nepotismo della magistratura. La sera, però, la presidente Sheinbaum ha parlato alla nazione con toni trionfali: “L’elezione storica del potere giudiziario di questo primo giugno 2025 è stata un successo totale”.
Dietro l’astensionismo le cause sono diverse. Molti non hanno votato per protesta. La promozione della riforma giudiziaria, passata lo scorso settembre, aveva scatenato reazioni in tutto il paese, e per un periodo ha paralizzato anche i tribunali, Corte Suprema inclusa. Ma Morena ha raggiunto il numero di voti, riuscendo a fare approvare la riforma che, di fatto, cancella il percorso professionale dei magistrati: non si diventa più giudici per concorso e carriera, ma per elezione popolare ogni otto anni. I requisiti per candidarsi sono minimi, molti dei nuovi giudici saranno figure inesperte o vicine al potere. Il rischio è che non solo Morena, ma anche il crimine organizzato riesca a imporre i propri candidati, e non si tratta di ipotesi astratte: alcuni erano già stati identificati prima del voto. Secondo esperti nazionali e internazionali, la riforma compromette uno dei pilastri fondamentali della democrazia: la separazione dei poteri.
Ma la protesta non è stata l’unica causa dell’assenza alle urne, né la principale. Gli elettori si sono trovati davanti a una mole ingestibile di opzioni: oltre 2600 giudici da scegliere in tutto il paese, con 9 schede per ogni votante solo a Città del Messico, per 51 posti e 293 candidati. E tutto questo senza campagne elettorali perché limitate dalla stessa riforma: gli aspiranti giudici si sono per lo più arrangiati distribuendo volantini e video su TikTok. Molti pochi elettori hanno avuto il tempo o le risorse per informarsi. Nei giorni che hanno preceduto la votazione si sono anche registrati gravi casi di ingerenza elettorale, come la distribuzione di schede già compilate.
I risultati ufficiali arriveranno nelle prossime due settimane. I vincitori assumeranno la carica il prossimo settembre. Intanto, solo un terzo dei giudici in attività ha deciso di candidarsi. Alcuni si sono dimessi in anticipo in segno di protesta.
Difficile prevedre le conseguenze di questo cambiamento radicale, ma ci si prepara a un lungo periodo caos e agli anni che saranno necessari alla transizione, nel frattempo rimangono cause e processi in sospeso e un contesto di leggi e norme poco chiare.
La riforma riguarda solo i giudici, non l’intero apparato giudiziario, che da anni richiede un cambiamento profondo. In Messico, oltre il 90% dei crimini resta impunito, e migliaia di detenuti aspettano per anni un processo. Cambiare i giudici non cambia il sistema, dove corruzione e impunità cominciano alla base.
Ieri alle urne si è presentato anche l’ex presidente Andrés Manuel López Obrador, fondatore del partito Morena e mentore politico dell’attuale presidente Sheinbaum. Grande presenza mediatica, López Obrador si è ritirato in una tenuta nel sud del paese, scomparendo dalla vita pubblica. La sua presenza alle urne è stata significativa. È stato lui a volere questa riforma, approvata a pochi giorni dalla fine del suo mandato, dopo sei anni di scontri con la magistratura. In un momento di disaffezione generale, non poteva mancare. Populista e ancora amato da gran parte del paese, la sua presenza ha rafforzato simbolicamente il sostegno alla riforma e alla presidente. Ha dichiarato, infatti: “abbiamo la migliore presidente del mondo”.

Messico, polemiche per l'elezione dei giudici
Telegiornale 01.06.2025, 20:00