Il primo vertice tra Moldova e Unione Europea (UE), tenutosi venerdì a Chisinau, ha segnato un momento simbolico nella storia delle relazioni tra Bruxelles e la piccola repubblica ex sovietica. Appena dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, la Moldova ha ottenuto lo status di paese candidato e dal 2023 ha cominciato ufficialmente il cammino di adesione con l’inizio delle consultazioni bilaterali.
A Chisinau, con la presidente moldava Maia Sandu, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e quello del Consiglio Antonio Costa hanno riaffermato l’impegno europeo per la pace, la sicurezza e la prosperità in tutto il continente; i leader hanno anche adottato una dichiarazione congiunta che delinea una visione comune e obiettivi concreti per il percorso della Moldova verso l’Unione, sottolineando da una parte gli sforzi di riforma compiuti e dall’altra gli impegni da adempiere in vari settori, dall’energia alla sicurezza, dalla difesa al commercio. Inoltre è stato espresso il sostegno dell’UE alla sovranità, all’integrità territoriale e alla resilienza di fronte agli attacchi ibridi russi, il tutto coronato da un pacchetto di aiuti di 1,9 miliardi di euro sino al 2027. Per l’ingresso della Moldova nell’Unione non c’è una scaletta temporale precisa, la lunghezza della via dipenderà da molti fattori.
Paese spaccato
Il referendum dello scorso anno sull’entrata del paese nell’UE, vinto dal fronte europeista presidenziale e governativo per una manciata di voti, con il 50,4%, e contestato dalla variegata opposizione, ha dimostrato quanto in realtà la Moldova sia nettamente spaccata tra chi vorrebbe ancorarsi in maniera definitiva a Bruxelles e chi invece guarda ancora verso Mosca. Anche la rielezione, sempre nel 2024 di Maia Sandu, con il 55% dei consensi, unita al fatto che in entrambe le tornate elettorali quasi la metà dei moldavi è rimasta a casa, ha evidenziato come l’ex repubblica sovietica guardi al proprio futuro con poche certezze. Negli ultimi anni, soprattutto a partire dalla prima crisi ucraina del 2014, sono aumentate le pressioni esterne, sia da parte della Russia che dell’Occidente e in primo luogo dell’Unione Europea; la Moldova, il paese più povero del continente, piegato da corruzione e faide politiche interne, si è ritrovata così al centro dello scontro tra Mosca e Bruxelles, con le élite locali che si sono schierate da una parte e dall’altra, dividendo di conseguenza anche l’elettorato: l’estrema polarizzazione è emersa alle recenti elezioni ed è il leitmotiv che condurrà al prossimo voto parlamentare, in calendario il prossimo 25 settembre.
Bruxelles contro Mosca
Il summit europeo a Chisinau, con la presa di posizione contro la Russia e l’annuncio di quasi due miliardi di aiuti a breve scadenza ha segnato anche l’apertura della campagna elettorale che si gioca anche nell’arena internazionale. Se da un lato la presidente Maia Sandu e il governo del premier Dorin Recean hanno appunto il sostegno aperto e concreto dell’Unione, dall’altro lato vari partiti e movimenti d’opposizione, dal blocco formato dal Partito socialista e da quello comunista passando per i populisti filorussi di Ilan Shor, possono contare su buoni rapporti con Mosca: la governatrice della Gagauzia, regione legata alla Russia, è finita agli arresti domiciliari accusata di aver incassato illegalmente fondi dalla Russia per finanziare il movimento, nel frattempo bandito, di Shor. Lo spettro politico moldavo si è arricchito ultimamente anche di altri partiti, che pur ribadendo convinzioni europeiste, cercano di trovare la quadra e di bilanciare le spinte centrifughe, come Alternativa, alleanza di formazioni trainate dall’ex procuratore generale Alexander Stoianoglu, dall’ex sindaco di Chisinau Ion Cheban e dall’ex premier Ion Chicu.
Il nodo della Transnistria
In questo contesto il voto di settembre, con la campagna elettorale infuocata all’interno e condizionata comunque dalle influenze esterne, da ogni parte, ha una valenza importante per capire quali saranno i prossimi equilibri parlamentari e se Maia Sandu potrà contare ancora su una maggioranza affidabile oppure se l’opposizione sarà in grado di rinserrare le fila e dare del filo da torcere alla presidente. Rimarrà da risolvere soprattutto il nodo della Transnistria, regione staccatasi con una guerra negli anni Novanta e autonominatasi repubblica indipendente: sostenuta da Mosca, che mantiene ancora un contingente militare, è il fondamentale ostacolo all’ingresso della Moldova nell’Unione Europea. Comunque superabile: come ha dimostrato l’analogo esempio di Cipro, diventato membro dell’UE nel 2004 sebbene la parte settentrionale dell’isola sia de facto uno stato indipendente, sostenuto e riconosciuto solo dalla Turchia.

Vertice UE a Bruxelles
Telegiornale 26.06.2025, 12:30