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Nuova Caledonia, Macron tratta: “Ma non diventi un Far West”

Il presidente francese: la riforma elettorale all’origine della rivolta nel Pacifico non sarà imposta da Parigi - Il bilancio degli scontri giunto a 7 morti e centinaia di feriti - L’aeroporto di Noumea resta chiuso

  • 24 maggio, 11:46
  • 24 maggio, 12:02
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La rivolta ha già causato la morte di 6 persone. Centinaia di negozi, attività commerciali ed edifici pubblici sono stati bruciati o danneggiati

Di: ATS/RSI Info

Apertura al dialogo, ma la Nuova Caledonia non deve diventare “il Far West”. Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha sottolineato in un’intervista alla stampa locale trasmessa oggi (venerdì) in televisione. “Ho deciso di venire qui perché non dobbiamo mai lasciare che la violenza prenda il sopravvento”, ha spiegato il capo dello Stato al canale pubblico Nouvelle-Calédonie La 1ère.

Macron, già giovedì, aveva garantito che la riforma elettorale all’origine della rivolta in Nuova Caledonia non sarà imposta da Parigi contro la volontà degli abitanti dell’arcipelago del Pacifico, dove i nativi kanak da ormai 10 giorni sono scesi in piazza - (i violenti disordini che vedono contrapposti una parte di loro alle forze dell’ordine hanno finora provocato già 7 morti e centinaia di feriti) -. Il presidente ha però dettato una condizione irrinunciabile ad ogni apertura di dialogo: stop alle violenze, si smontino le barricate, si torni ad un clima di pace e di sicurezza.

Prima di lasciare l’arcipelago, dove le ultime tre notti sono trascorse relativamente più tranquille rispetto alle precedenti, il presidente ha promesso che si farà un punto della situazione “entro un mese” sul futuro istituzionale dell’isola. L’apertura è a un dialogo “globale” e non soltanto sul capitolo della controversa legge elettorale approvata la settimana scorsa da deputati e senatori e destinata, in linea di principio, ad essere sottoposta all’approvazione delle camere riunite in “Congresso” a Versailles per la revisione costituzionale.

Si tratta di ampliare la base elettorale dei votanti, fissata finora a chi - ai tempi dell’accordo di Nouméa nel 1998 - era già iscritto alle liste. Un tema delicato, perché con l’ampliamento della platea di elettori, la minoranza degli autoctoni, i kanaki (il 41% degli abitanti della ex colonia, poi regione d’Oltremare francese) teme di perdere ogni speranza di vincere un futuro referendum sull’indipendenza.

Il lavoro è tutto in salita, di questo Macron si è reso conto subito dopo i primi colloqui con le istanze politiche e della società civile locale: fra le parti che compongono la popolazione dell’arcipelago, essenzialmente kanaki e “lealisti” francesi, “siamo costretti oggi a constatare che non c’è una visione comune del futuro”. Ma nelle prossime settimane - anche con la venuta a Nouméa del premier Gabriel Attal - si lavorerà a una riapertura del confronto. Se si arrivasse a discutere di un accordo globale, che ad oggi sembra difficile, “sarei io il primo a proporre un lasso di tempo superiore per raggiungerlo”, evitando ovviamente la scadenza di giugno per l’approvazione della sola riforma elettorale con revisione costituzionale. E arrivando anche a “un voto dei caledoniani” su un eventuale accordo globale.

Il presidente francese, ripartito nel tardo pomeriggio di giovedì (ora di Parigi), ha lasciato nell’arcipelago tre alti funzionari arrivati con lui che avranno la missione di far ripartire i colloqui fra indipendentisti e non indipendentisti. Sul piano dell’ordine pubblico, il presidente ha garantito che i circa 3’000 membri delle forze di sicurezza inviati da Parigi “resteranno il tempo necessario” affinché in Nuova Caledonia tornino calma e sicurezza.

Intanto l’aeroporto internazionale di Nouméa rimarrà chiuso ai voli commerciali fino alle 9.00 di martedì ora locale (le 23 di lunedì in Svizzera), rendono noto le autorità della Nuova Caledonia. Ciò porta a due settimane la chiusura dello scalo, decisa il giorno dopo lo scoppio dei violenti disordini nell’arcipelago francese nel Pacifico e da allora prorogata più volte. Da martedì la Nuova Zelanda e l’Australia hanno iniziato a noleggiare voli speciali per evacuare centinaia di turisti intrappolati dall’inizio della crisi che scuote la Nuova Caledonia. L’Australia continuerà oggi (venerdì) questi voli di evacuazione, ha detto la ministra degli Esteri australiana Penny Wong.

Le raccomandazioni del DFAE per chi viaggia

La situazione in Nuova Caledonia è in continua evoluzione. Dunque anche il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha diramato una serie di raccomandazioni generali. In particolare viene ribadito che “dal 13 maggio 2024, in Nuova Caledonia, in particolare a Grand Nouméa, avvengono ripetutamente manifestazioni violente, scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, saccheggi, incendi dolosi e blocchi stradali. Non si può escludere il rischio di ritrovarsi all’improvviso in mezzo a scontri violenti”. Il DFAE, quindi, suggerisce, “prima e durante il viaggio” di seguire “lo sviluppo della situazione nei media e restare in contatto con l’operatore turistico. Si consiglia inoltre di evitare i raduni di massa e le manifestazioni di qualsiasi tipo. Prestare attenzione alle istruzioni delle autorità locali (ad es. coprifuochi). 
Haut-Commissariat de la république en Nouvelle-Calédonie: Actualités
Numero di telefono «cellule d’information du public»: +687 200 000.

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