La Lituania ha dichiarato oggi, martedì, una “situazione di emergenza”, che agevola la partecipazione di militari alla sorveglianza e al controllo del confine del Paese con la Bielorussia, di fronte ad un afflusso di palloni aerostatici da contrabbando, che Vilnius e Bruxelles qualificano come “un attacco ibrido” intrapreso da Minsk. “Tutte le istituzioni stanno unendo le loro forze per prevenire la minaccia” rappresentata da questi palloni, ha sottolineato il premier lituano Inga Ruginiene attraverso un comunicato.
I palloni in questione non rappresentano un fenomeno sconosciuto: vengono infatti usati dai contrabbandieri bielorussi per i traffici di sigarette. Ma la novità delle ultime settimane è data proprio dalle rotte che questi oggetti volanti coprono col risultato di perturbare le tratte aeree commerciali. E negli ultimi mesi i due maggiori aeroporti lituani, quello della capitale Vilnius e lo scalo di Kaunas, sono stati costretti a sospendere a più riprese le loro operazioni. I dirigenti lituani affermano che questi palloni, che volano fino a 10 chilometri di quota, verrebbero lanciati deliberatamente sulle rotte di volo degli aeroporti e costituiscono un attacco all’aviazione civile.
Ma per quanto concerne il presunto responsabile, ossia la Bielorussia, è stato direttamente il suo presidente Alexander Lukashenko, fedelissimo alleato di Vladimir Putin, a rispondere, sostenendo che i lituani starebbero esagerando: noi non vogliamo la guerra, ha dichiarato attraverso il social Telegram.
Ad ogni modo la situazione è delicata per la Lituania che, insieme a Lettonia ed Estonia, è particolarmente esposta alla minaccia russa. I tre Paesi baltici, tornati all’indipendenza all’inizio degli anni Novanta e membri oggi sia dell’UE, che della NATO, hanno conosciuto il dominio sovietico per decenni e solo fra le due guerre mondiali non sono stati sotto il controllo di Mosca. Inoltre la posizione sull’Ucraina dell’amministrazione Trump, che mostra fretta di riavvicinarsi al Cremlino, ha accresciuto i timori dei tre Paesi di non poter contare sull’appoggio degli Stati Uniti nel caso di un’azione militare da parte di Mosca.








