Reportage

Panama verso la fine della crisi del canale

Si conclude un anno di siccità, ma garantire il passaggio futuro delle navi rimane un problema - Intanto i cittadini tornano alle urne per rinnovare il Parlamento ed eleggere il presidente

  • 4 maggio, 16:08
  • 4 maggio, 16:09
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Una nave cargo naviga lungo il canale di Panama

  • Keystone
Di: Laura Daverio 

Domenica i cittadini di Panama saranno chiamati alle urne per rinnovare il parlamento e scegliere un nuovo presidente. Un appuntamento elettorale che arriva dopo un anno in cui la siccità ha messo in gravi difficoltà il traffico marittimo attraverso il Canale e di conseguenza anche l’economia del Paese. 

Ora, sono cominciate le piogge stagionali, allievando la crisi che ha colpito il Canale di Panama nell’ultimo anno. L’estrema siccità ha obbligato l’amministrazione del Canale a limitare il numero di passaggi di navi, che in tempi normali sono 38 al giorno, ma l’anno scorso si è arrivati ad approvarne solo 24. Oggi ne passano già 32, avvicinandosi alla normalità. Le piogge, però, possono solo risolvere la crisi in corso, non freneranno la prossima che potrebbe ripresentarsi in pochi anni.

La siccità è dovuta a El Nino, un fenomeno legato al riscaldamento delle temperature dell’oceano in seguito ai cambiamenti climatici. A questo normalmente segue La Nina, ovvero il fenomeno contrario che porta a un eccesso di piogge. Sono processi ciclici e prevedibili, che però si stanno ripresentando a intervalli sempre più brevi. Le fonti d’acqua su cui il canale ha contato fino ad oggi non sono più sufficienti e da anni si studiano possibili soluzioni. Quella con maggiore consenso porterebbe a creare un nuovo lago artificiale, la zona è già stata identificata, ma procedere con i lavori non è semplice, a partire dal fatto che oggi l’area è abitata e la popolazione dovrà essere trasferita altrove.

D’altra parte la storia del canale è costellata di drastiche misure per il controllo della natura. Unire i due oceani, Pacifico e Atlantico, è stata un’ambizione per secoli, cominciando già pochi anno dopo l’invasione spagnola nel XVI secolo. Ma i piani furono messi da parte per la difficoltà ingegneristica che avrebbe comportato, almeno fino alla seconda metà del XIX secolo quando la concessione fu data alla Francia. L’inaugurazione del canale di Suez nel 1869 aveva creato grandi aspettative, ripetere l’operazione a Panama per unire l’oceano Atlantico con il Pacifico sembrò finalmente possibile. Ferdinand de Lesseps, a capo dei lavori del Canale di Suez, assunse l’incarico appoggiato da finanziamenti francesi. Ma scavare un canale attraverso un territorio in dislivello, coperto da una fitta foresta e colpito da piogge torrenziali si dimostrò un lavoro ben più arduo che solcare l’arida terra del deserto in Egitto, al livello del mare. E così l’impresa fallì, accompagnandosi a uno scandalo finanziario internazionale per la gestione dei fondi.

La concessione passò agli Stati Uniti, che invece costruirono un sistema di chiuse, in uso oggi, in maniera che le navi fossero sollevate e riportate al livello del mare. E per far questo è necessario inondare le chiuse di una grande quantità acqua. Ai giorni d’oggi, con le enormi navi che attraversano il canale, si usano in media 200 milioni di litri d’acqua a passaggio. E a differenza di 110 anni fa, quando finalmente riuscì a passare la prima nave, l’acqua è molto più scarsa.

Ai cambiamenti climatici si aggiungono altri fattori, come l’ampiamento del canale con l’aggiunta di chiuse per aumentare il numero di passaggi. Ci sono poi i tanti insediamenti umani nelle terre intorno al canale, il disboscamento e l’urbanizzazione che include la crescita di popolazione nella capitale del paese. L’acqua potabile, infatti, dipende dalla stessa fonte del canale, che è acqua dolce. E se nel canale la siccità porta a rallentare le operazioni per il passaggio di navi, nelle case della gente si è tradotto in drastici tagli di fornitura d’acqua.

Il paese torna adesso alle urne e la nuova amministrazione eredita una crisi peggiorata da anni di stallo. Ogni decisione, ormai non rimandabile, avrà un profondo impatto sul futuro del paese e del commercio internazionale.

Panama al voto

Telegiornale 04.05.2024, 12:30

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