Regno Unito, più imposte e meno spese

Il Regno Unito è ufficialmente in recessione e vara un massiccio programma di riduzione della spesa e aumento delle imposte. Il pacchetto annunciato giovedì dal cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt, che lo ha definito "equilibrato", prevede interventi per 55 miliardi di sterline: circa 30 sulle uscite e 25 sulle entrate. In franchi svizzeri si tratta di 61,5 miliardi. Le priorità vengono espresse in tre punti: "Stabilità, crescita e servizio pubblico". La prima si concretizzerà nella lotta all'inflazione - oggi all'11,1% su base annua - che "colpisce le fasce più deboli".

Il Paese dopo un forte rimbalzo post-Covid è già entrato in una fase calante della sua economia (-0,2% nel terzo trimestre) e il prossimo anno il PIL - ha detto Hunt - dovrebbe scendere dell'1,4%, per poi tornare a salire nel triennio seguente.

Le misure del Governo conservatore di Rishi Sunak contrastano in modo netto con quelle varate dall'effimero Esecutivo di Liz Truss, che lo ha preceduto a Downing Street. Lungi dall'essere ridotte, le tasse dei più abbienti aumenteranno, nel senso che l'aliquota massima del 45% scatterà già a partire da un reddito annuo di 125'000 sterline e non di 150'000 come oggi. I contribuenti che la pagheranno, così, saranno più numerosi. Il balzello straordinario per i colossi dell'energia, che stanno realizzando profitti eccezionali, sarà alzata dal 25 al 35% e prolungato di tre anni fino al 2028. Saranno poi tassati al 45% i produttori di elettricità. Insieme questi due ultimi provvedimenti valgono 14 miliardi.

Sul fronte degli aiuti a chi è in difficoltà per le bollette, Hunt fa parziale marcia indietro, estendendoli oltre la scadenza dell'aprile 2023 da lui stesso precedentemente indicata, riducendo però la cerchia dei beneficiari rispetto alle proposte di Liz Truss.