Sdegno per la morte di Ebru Timtik

La morte dell'avvocata Ebru Timtik che si batteva per i diritti umani in Turchia, deceduta giovedì sera in un ospedale di Istanbul dopo 238 giorni di sciopero della fame, ha suscitato profonda indignazione in parte della società turca e numerose critiche all'indirizzo di Ankara da parte della comunità internazionale.

La 42enne era stata condannata a 13 anni di carcere poiché accusata di avere legami con il Fronte rivoluzionario della liberazione popolare (Dhkp-C), vicino all'Associazione degli avvocati contemporanei, di cui faceva parte. Aveva deciso di non accettare più il cibo per accendere i riflettori sullo stato della giustizia in Turchia e per rivendicare un processo equo. Il 14 agosto, la Corte costituzionale aveva respinto la richiesta di rilascio a scopo precauzionale, per lei e per il collega Aytaç Ünsal (anch'egli in sciopero della fame), nonostante le loro condizioni di salute molto critiche.

"Il paese deve sapere che se un avvocato paga con la vita mentre chiede giustizia nessuno in questa nazione può essere considerato al sicuro", ha affermato un deputato, membro del partito di opposizione HDP. Ebru Timtik è la quarta persona del processo Dhkp-C morta quest’anno a seguito di un digiuno a oltranza.

L'Unione Europea ha criticato il governo turco e il sistema che ha ucciso la donna. La commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha affermato che "la morte dell'avvocatessa Ebru Timtik è la tragica illustrazione delle sofferenze umane che sta causando il sistema giudiziario turco che si sta trasformando in uno strumento per zittire avvocati, difensori dei diritti umani e giornalisti, attraverso una negazione sistematica dei principi più basici dello stato di diritto".