È fallito mercoledì il voto al Senato per porre fine allo shutdown, dopo i veti incrociati di martedì tra Repubblicani e Democratici per estendere sino al 21 novembre i finanziamenti al governo federale statunitense. I Dem al Senato hanno mantenuto ferme le richieste del partito di finanziare i sussidi sanitari che il presidente Donald Trump e i Repubblicani si rifiutano di fornire.
La Casa Bianca e il Congresso non sono riusciti a raggiungere un accordo per mantenere attivi i programmi e i servizi, gettando il Paese in un nuovo ciclo di incertezza: fino a 750’000 dipendenti federali potrebbero essere sospesi senza stipendio, migliaia di posti a rischio, previste interruzioni dei servizi nella sanità e nei trasporti e la chiusura di parchi e musei.
Le parti sono ferme nelle loro posizioni e si rinfacciano reciprocamente la responsabilità della paralisi, già pensando alle elezioni di Midterm del prossimo anno.
“Credevano di poterci sopraffare senza neanche un minimo di consultazione... sediamoci e proviamo a raggiungere un accordo che protegga il popolo americano”, ha commentato il leader Dem al Senato, Chuck Schumer, ribadendo le richieste del suo partito: estendere i crediti d’imposta per l’Obamacare, annullare i tagli a Medicaid (l’assistenza sanitaria per i meno abbienti) e ai media pubblici, impedire l’uso da parte di Trump di una “pocket rescission” per ridurre ulteriormente gli aiuti esteri.
Il costo totale di queste disposizioni è previsto intorno a 1’000 miliardi di dollari, mentre circa 10 milioni di persone rischiano di perdere l’assistenza sanitaria a causa dei tagli a Medicaid e dei cambiamenti all’Obamacare. Senza l’estensione dei crediti d’imposta sui premi assicurativi, i prezzi delle polizze sanitarie aumenteranno per circa 20 milioni di persone.
“Gruppi di interesse della sinistra radicale e membri democratici della sinistra radicale volevano uno scontro con il presidente, e così i democratici del Senato hanno sacrificato il popolo americano per interessi partigiani”, ha replicato il leader dei Repubblicani al Senato, John Thune. Il suo partito accusa (falsamente) gli avversari di voler estendere la sanità ai migranti irregolari.
Intanto tra i Dem al Congresso crescono i dubbi e alcuni dissidenti hanno votato con i Repubblicani nel timore che lo shutdown dia più potere a Trump. Quest’ultimo ha evocato “conseguenze irreversibili” e il licenziamento di “molti” dipendenti federali, mentre l’ufficio budget della Casa Bianca ha chiesto piani a tutte le agenzie governative per licenziamenti di massa di dipendenti legati a programmi ritenuti non essenziali. E ha già bloccato 18 miliardi di finanziamenti per progetti infrastrutturali allo Stato (democratico) di New York.
Questo shutdown segna una rottura rispetto al passato proprio per la minaccia dell’uso esplicito di piani di riduzione permanente della forza lavoro. L’impatto politico ed economico dipenderà dalla sua durata.
Cos’è lo shutdown?
Lo shutdown amministrativo negli Stati Uniti è il blocco delle attività governative non essenziali. È un provvedimento che scatta quando il Congresso non riesce ad approvare la legge di bilancio. Si ha quindi una paralisi finanziaria: le attività amministrative non vengono finanziate e si fermano.
Il primo blocco di questo genere si verificò nel 1976. In seguito è successo altre venti volte, con una durata massima di tre settimane. L’ultimo shutdown risale al 22 dicembre 2018.

USA, cominciato lo shutdown
Telegiornale 01.10.2025, 12:30