Nell’incidente aereo avvenuto lunedì 12 marzo a Kathmandu 49 persone sono morte, mentre 22 sono rimaste ferite. I sopravvissuti in questi contesti appaiono spesso dei "miracolati", scampati a quello che sembrava un ineludibile destino: vivi tra i morti.
Poi però, nella storia dell’aviazione ci sono storie ancora più incredibili. Sono le storie degli unici sopravvissuti, di quelle persone, passeggeri o personale dell’equipaggio, che sono riuscite a riemergere dai rottami quando tutto ormai era andato perso. I casi sarebbero circa 60 negli ultimi 80 anni.
Tra quelli più eclatanti, c’è quello di Vesna Vulovic che all’età di 22 anni si vide proiettata fuori da un aereo di linea che collegava Copenaghen a Zagabria. La giovane hostess entrò nei Guiness dei primati per essere l’unico essere umano al mondo ad essere sopravvissuto a una caduta libera di oltre 10'000 metri. Ma le storie che sfidano l’immaginazione non terminano qui. C’è poi Erika Delgado, bimba di nove anni, che si trovava su un aereo precipitato in Colombia nel 1987. Bilancio: tutti deceduti a parte lei, che era stata trovata viva tra i rottami. Oppure più recentemente, la vicenda di Bahia Bakari, anche lei una ragazzina che si è aggrappata con i denti alla vita. L’aereo sui cui viaggiava fra Sana’a e Moroni (Comore) si è frantumato in mare. Lei, non solo è sopravvissuta allo schianto (152 morti, sua madre compresa) ma anche alle acque dell’Oceano Indiano. E’ infatti rimasta in balia del mare per nove ore, senza salvagente, appesa a un rottame galleggiante. Rispetto alle testimonianze di altri “unici sopravvissuti” a tali tragedie, dice di non sentirsi in colpa per non aver avuto un destino condiviso. Credente, sostiene che questo era il disegno voluto da Dio per lei.
AlesS