Quattro ragazzini, tra i 13 e gli 11 anni, rubano un’auto e investono una donna di 71 anni, che resta uccisa. È successo la settimana scorsa a Milano, nel quartiere del Gratosoglio, periferia sud della città, che confina con Rozzano. Quattro ragazzini che sono risultati essere agganciati alle famiglie Rom abusivamente accampate in via Selvanesco, tra sterpaglie e rifiuti, tra mancanza d’acqua e d’igiene.
Quattro ragazzini nemmeno registrati all’anagrafe, che è un po’ come dire che non esistono.
Questi fatti e questa realtà sono stati la premessa al reportage realizzato proprio lì, al Gratosoglio: per cercare - banalmente - di capire quali sono le criticità, quali le aspettative, quali le risposte che la società e le istituzioni riescono a dare a chi, in quella periferia, vive.
Abbiamo cercato risposte da don Paolo Steffano, parroco storico delle periferie milanesi, che gestisce (anche) la chiesa del Gratosoglio. Don Paolo dice che le istituzioni in realtà lì non arrivano. Che la dispersione scolastica è altissima. Che il quartiere è affaticato e fragile. Dice che la soluzione è solo nella continuità degli investimenti - umani e strutturali - in quell’area. “È un popolo che ha un potenziale immenso - afferma - ma che non ha né la forza né la consapevolezza di poter essere un corpo sano”.