Il presidente statunitense Donald Trump sabato è partito alla volta dell’Asia dove - questo sarà un po’ il clou della missione - incontrerà il leader cinese Xi Jinping. L’obiettivo è siglare un accordo commerciale e disinnescare la guerra dei dazi. Ma sul tavolo ci sono anche l’export di terre rare bloccato e sanzioni secondarie sul petrolio russo.
Questo viaggio asiatico di Trump arriva in un momento di alta tensione. Per comprenderne meglio le implicazioni, il Radiogiornale della RSI ha sentito Gilles Gressani, fondatore e direttore della rivista di geopolitica “Le Grand Continent”.
L’intervista di Vera Pellandini a Gilles Gressani sul viaggio asiatico di Donald Trump (versione integrale)
RSI Info 26.10.2025, 12:30
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Secondo l’esperto, la tempistica di questo viaggio non è casuale e spiega la reale situazione del rapporto di forza tra Cina e Stati Uniti: per incontrare Xi Jinping, Trump ha infatti aspettato che i cinesi finissero il loro complicato rituale che si chiama Plenum, il momento in cui il Partito comunista cinese approva il nuovo piano quinquennale. “Questo mostra che in realtà Trump, in modo assolutamente diverso rispetto a come tratta gli altri capi di Stati e il resto dei Paesi del mondo - spiega Gressani ai microfoni della RSI - ha per la Cina un tipo di riconoscimento molto profondo. Secondo me questo è dovuto al fatto che da un punto di vista strutturale la Cina è molto più forte, molto più solida di quanto possiamo pensare vedendola in modo distratto dall’Europa”.
Per lo stesso analista vi è la necessità di guardare alla Cina fuori da alcuni soliti stereotipi guardando a numeri importanti. “La Cina - prosegue - produce dal 30 al 50% dell’insieme dei prodotti manifatturieri al mondo. Oppure, nel solo porto di Shanghai nel 2022 sono state scaricate e ricaricate più navi che in tutti i porti degli Stati Uniti. Tra il 2018 e il 2019 in Cina si è prodotto altrettanto cemento che in tutto il 20esimo secolo negli Stati Uniti. Cioè, la Cina è già oggi una potenza industriale manifatturiera, ed è anche una potenza di innovazione. Produce più energia solare eolica che il resto del mondo. I suoi ricercatori producono più ricerche sull’intelligenza artificiale che gli europei, i britannici e gli americani assieme”. La sensazione, secondo lo studioso, è che si guardi a questo Paese ancora oggi in modo sbagliato, come a una potenza economica che imita, che non innova, che produce oggetti o elementi di basso valore. Il rapporto di forza rispetto al primo mandato di Donald Trump, chiosa, “è molto diverso”.
Dagli incontri del presidente USA ci si può aspettare un copione già noto secondo Gressani. Ossia che Donald Trump vorrà poter raccontare la sua storia, quella di capo del mondo, di quello che viene, sposta gli equilibri, decide ecc. Bisogna capire fino a che punto il Partito comunista permetterà questa narrazione o se invece non emergeranno due pensieri contrastanti, di rivalità. “Con Donald Trump c’è uno spettacolo permanente - conclude - quindi le cose che sono dette o messe in scena, spesso non sono poi le cose che si trovano sui trend profondi”.
Radiogiornale delle 12.30 del 26.10.2025: L’intervista di Vera Pellandini sul viaggio di Trump in Asia
RSI Info 26.10.2025, 12:30
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