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Un’Argentina a due velocità

Le politiche di Milei hanno portato ad una crescita economica sostenuta, ma c’è ancora molta povertà - Il 56% degli argentini considera il suo governo buono o comunque sufficiente

  • 13 giugno, 06:27
  • 13 giugno, 06:33
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La situazione economica in Argentina

Telegiornale 12.06.2025, 20:00

Di: Emiliano Guanella (da Buenos Aires) 

Una sostenuta crescita economica, ma ancora molta povertà diffusa e la difficoltà ad arrivare a fine mese le famiglie della classe media: l’Argentina del presidente conservatore e libertario Javier Miei viaggia a due velocità e continua ad essere un Paese diviso dal punto di vista politico.

La performance in termini macroeconomici dopo un anno di mezzo di governo è innegabile. L’inflazione, storica zappa sui piedi della crescita argentina, è scesa drasticamente: l’indice calcolato sull’arco degli ultimi mesi è passato dal 211% del dicembre 2023, quando Milei è entrato alla Casa Rosada, al 47% del maggio 2025. L’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e sicurezza economica, prevede che l’inflazione arrivi al 21.7% alla fine di quest’anno e scenda al 14.8% nel 2026. Sempre l’OCSE proietta una crescita economica del 5.2% nel 2025, l’Argentina sarebbe la seconda nazione più performante al mondo dietro soltanto all’India. Anche la disoccupazione è calata, così come la povertà e l’indigenza, che rimane comunque alta, soprattutto nelle periferie urbane.

Gli imprenditori locali devono ora adattarsi alla nuova politica di liberalizzazioni e riduzione di dazi voluta dal governo. L’industria potrà beneficiarsi di importazioni più a buon mercato, ma si teme anche la concorrenza di produttori esteri. Olivier Villardi, direttore della ditta “Cera Suiza”, fondata un secolo fa immigrati svizzeri, si sta già preparando per la nuova fase. “Essere imprenditori in Argentina non è facile, dobbiamo adattarci a continui cambiamenti di regole e paradigmi, bisogna essere molto flessibili. I miei nonni sono arrivati dal Canton Vallese e ci hanno insegnato ad anticipare i momenti del mercato per continuare ad essere sempre competitivi”.

Si fa sentire anche la riduzione drastica del potere d’acquisto dei salari, conseguenza diretta dell’impennata dei prezzi nei primi mesi del governo Milei, quando sono stati tolti diversi sussidi a servizi essenziali e trasporti. La “motosega” del presidente è stata molto pesante sullo Stato sociale, con un’ondata di licenziamenti nella funzione pubblica e il congelamento delle pensioni e degli stipendi dei dipendenti statali. Non è un caso che siano proprio i pensionati alla testa della protesta sociale contro il governo; ogni mercoledì scendono in piazza a Buenos Aires e in varie occasioni si sono registrati violenti scontri con le forze dell’ordine.

Milei, in ogni caso tira dritto, forte anche di un consenso che resta consistente. Secondo l’ultima inchiesta Atlas-Bloomberg, la sua immagine positiva resta al 45% (a fronte di un 45% di contrari) mentre il 56% degli argentini considera il suo governo buono o comunque sufficiente. Le ultime elezioni locali hanno portato delle vittorie per il suo partito “La Libertà Avanza”, oggi minoritario in Parlamento e i sondaggi pronosticano una forte crescita nelle legislative del prossimo mese di ottobre.

Infine, c’è stata la condanna definitiva per corruzione decisa dalla Corte Suprema all’ex presidente Cristina Kirchner, che dovrà scontare sei anni di pena agli arresti domiciliari, oltre all’interdizione a vita dalle cariche politiche. L’opposizione peronista protesta per quella che considera un’operazione politica, gli avvocati della Kirchner vogliono portare il caso alla Corte Penale Internazionale dell’Aja. Proteste a parte, è indubbio che l’uscita di scena della sua principale rivale è una notizia positiva per il presidente Javier Milei.         

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