Che reazioni ha suscitato, in Venezuela, la notizia del conferimento a Maria Corina Machado del premio Nobel per la pace? Mentre da parte del Governo di Nicolas Maduro non si registra alcun commento, “è grandissima la gioia dei venezuelani contrari” all’attuale presidente, segnala Maria Zucchelli, collaboratrice della RSI dal Sudamerica. Una gioia che si è diffusa in madrepatria “ma soprattutto all’estero, dove più di 8 milioni di venezuelani si sono rifugiati negli ultimi anni”. Sul fronte dell’opposizione spiccano le dichiarazioni di José Antonio Vega, coordinatore del movimento politico di Machado, che ha parlato dell’attribuzione del Nobel nei termini di “un incoraggiamento alla lotta di un intero popolo”.
Che dire però del disappunto emerso dalla Casa Bianca, che non ha preso bene il fatto che il riconoscimento non sia andato a Trump? Le dichiarazioni del portavoce Steven Cheung sono state certamente dure, ma “soprattutto nei confronti del comitato del premio”, accusato di anteporre la politica alla pace. Detto questo, però, va anche ricordato che lo scorso anno fra i sostenitori della candidatura di Machado “figuravano l’attuale segretario di Stato Marco Rubio e l’ambasciatore USA alle Nazioni Unite Mike Waltz”. Inoltre, osserva Zucchelli, anche il messaggio rivolto da Machado a Trump dopo l’annuncio del premio “non lascia adito a dubbi” sulla sintonia con Washington: ‘Oggi più che mai contiamo sul presidente Trump, sul popolo degli USA, sul popolo dell’America Latina e sulle nazioni democratiche del mondo, come nostri principali alleati per raggiungere la libertà e la democrazia’, ha infatti dichiarato Machado su X, dedicando il Nobel al popolo venezuelano e al capo della Casa Bianca.
Per l’opposizione, rileva Zucchelli, questo Nobel “ha una valenza simbolica fortissima”. E va ricordato che la vincitrice “vive in clandestinità da più di 14 mesi”. La dimostrazione di “come il clima in Venezuela sia diventato davvero molto difficile”. Tanto che il comitato del premio non è certo che Machado possa ritirarlo in persona, “perché, ha detto, c’è un problema di sicurezza da risolvere”. E intanto più di 800 avversari di Maduro sono stati arretstati in questi mesi. Fra di loro anche una novantina di stranieri.
Uno squarcio di gioia, in un clima di paura
SEIDISERA, che ha provato a cercare qualche voce della diaspora venezuelana, è quindi riuscita a raccogliere le considerazioni di una persona che vive all’estero da anni. Non è stato però però possibile registrare la sua voce: questa persona ha infatti paura di ritorsioni nei confronti della sua famiglia, che vive tutta quanta ancora nel Paese d’origine. Ha infatti parlato di cittadini che in Venezuela vengono arrestati e torturati, solo perché i loro famigliari all’estero si sono espressi contro il governo.
Ci ha tuttavia concesso di riferire le sue parole, che sono molto forti. E quando stamani ha appreso del conferimento del Nobel a Maria Corina Machado, questa persona è scoppiata a piangere per la gioia: finalmente, ha pensato, qualcuno ci sta ascoltando ed è consapevole di quello che sta succedendo in Venezuela e di quello che sta facendo il governo di Maduro; finalmente c’è un riconoscimento internazionale del fatto che Machado ha dato la sua vita per il suo Paese.
Ma è fiduciosa in un cambiamento delle cose in futuro? Non molto, ha risposto, perché la situazione economica e sociale è ancora molto difficile: ha quindi parlato di grandi disparità sociali e di cittadini costretti a cercare cibo nei cassonetti della spazzatura di fronte alle insegne di ristoranti di lusso. Inoltre, non è garantito l’accesso all’energia elettrica, così come quello all’acqua potabile, che in alcune regioni del Paese è contingentata e distribuita solo per poche ore. E anche il prezzo della benzina è aumentato drasticamente. Al punto che alcune fasce della popolazione non possono più permettersela. Un dato paradossale, a fronte delle grandi riserve di petrolio del Venezuela.