Analisi

Un regalo della Corte suprema a Trump

Sulla cittadinanza per nascita, la massima Corte infligge un duro colpo alla capacità dei giudici di frenare le mosse del presidente

  • Ieri, 21:59
  • Ieri, 22:05
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Trump venerdì durante la conferenza stampa indetta per commentare la decisione della Corte suprema

  • Keystone
Di: Massimiliano Herber, corrispondente RSI negli Stati Uniti

Una decisione importante, non su un diritto costituzionale, ma su un cardine dello stato di diritto. La decisione della Corte Suprema americana sullo “ius soli”, non entra ancora nel merito del diritto di cittadinanza, ma pare destinate a limitare la capacità dei giudici di contrastare le mosse della Presidenza.

L’Amministrazione Trump in primavera aveva ricorso contro la sospensione nazionale provocata dal ricorso di vari tribunali federali (il primo nello stato di Washington) contro il decreto esecutivo di Trump che americani non si nasce più. L’abolizione della cittadinanza per nascita ai figli di stranieri che si trovano negli Stati Uniti illegalmente. Astutamente il ricorso alla Corte Suprema non entrava nel merito, ma si concentrava su un aspetto tecnico: il potere dei giudici federali dei distretti dei singoli Stati e l’effetto sospensivo nazionale che hanno i loro ricorsi. 

Oggi la maggioranza della massima istanza giudiziaria (i 6 giudici conservatori) da ragione alla Presidente e scrive nelle sue conclusioni che i tribunali federali non devono eccedere i loro poteri” e “non servono per controllare tutto ciò che fa il governo. Un vero e proprio stop ai tribunali federali, una decisione che pare limitare fortemente il ruolo di contropotere dei giudici e indebolire nel sistema di pesi e contrappesi, tipico di un sano equilibrio istituzionale. Comprensibilmente Donald Trump parla di “vittoria gigantesca” perché in fondo legittima le sue accuse ai giudici, “politicizzati” secondo lui, colpevoli di contrastare le sue politiche a colpi di decreti esecutivi. Anche se forse il Presidente scorda che tre dei sei “Justices” che oggi gli danno ragione li ha nominati lui…

Nei soli primi cinque mesi della sua Presidenza sono stati 300 le cause contro i suoi ordini esecutivi, 40 le decisioni delle corti distrettuali che hanno bloccato o frenato i suoi ordini esecutivi (dai tagli a USAid ai visti negati agli studenti di Harvard). Durante il suo primo mandato furono 64 quelle con effetto sospensivo. A titolo di paragone, erano state solo 14 durante la presidenza Biden e 12 negli otto anni di Barack Obama.

Il Presidente Trump si è detto fiducioso che anche nel merito la Corte Suprema gli darà ragione, ovvero che non riterrà incostituzionale l’eliminazione della cittadinanza alla nascita per gli stranieri. Ma, è importante ripeterlo, i giudici non si sono espressi sul diritto iscritto nella costituzione dal 1868. Anzi…  tra le righe della loro decisione odierna, vengono espressi dubbi sul suo stralcio.

La Corte Suprema scrive che il compito dei tribunali federali “è solo risolvere casi concreti”. E ora anche l’ordine esecutivo che sarebbe dovuto entrare in vigore a febbraio, diventerà “concreto”, diverrà legge. Ed è probabile che nei 30 giorni che seguiranno verrà nuovamente contestato e i giudici saranno richiamati a esprimersi in autunno.

Sino ad allora l’incertezza però pare avvolgere questo diritto costituzionale, così come pare addensarsi sul ruolo dei giudici e sull’applicazione delle loro decisioni, mentre - più che mai - pare diradarsi sul potere esecutivo del Presidente che oggi pare ampliato. Tanto che il leader democratico al Congresso non esita a definire la decisione della Corte Suprema un ulteriore passo verso una deriva autoritaria.

02:35

Usa, vittoria di Trump sui giudici federali

Telegiornale 27.06.2025, 20:00

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