Reportage

Vaquita marina, tra crimini e resilienza

Ridotta a una decina di esemplari, la specie più a rischio resiste all’estinzione

  • 10 dicembre 2023, 20:43
  • 11 dicembre 2023, 11:46

Specie in via d'estinzione, l'esempio della vaquita

Telegiornale 10.12.2023, 20:00

Di: Laura Daverio

È il cetaceo più piccolo al mondo, un delfino in miniatura che raramente raggiunge il metro e mezzo di lunghezza e pesa meno di 50kg. Le sembianze armoniose, quasi stilizzate l’hanno favorita come soggetto di tante illustrazioni facendone anche il simbolo della lotta per le specie marine in estinzione.

Vive solo nella parte settentrionale del Golfo della California in Messico, una lunga striscia di mare tra la penisola della Baja California e la parte continentale ad ovest del paese. È talmente difficile avvistarla che i sopralluoghi vengono fatti montando potenti binocoli su imbarcazioni abbinati a strumenti in mare in grado di rilevare i suoni che emette, deducendo il numero esemplari esistenti dai passaggi registrati in acqua. Facilmente scambiata per un delfino, i suoi avvistamenti sono riconosciuti solo quando certificati da esperti della specie.

La minaccia della “totoaba”

Condivide le acque con la totoaba, come lei endemica di questo golfo. E’ un pesce che raggiunge fino ai 100 kg, ma non è la sua carne che interessa. Di lei si vende la vescica natatoria, popolare tra le comunità cinesi per presunte proprietà mediche, una credenza smentita dalla scienza, ma seguita ancora oggi. Già negli anni Venti la vescica della totoaba da qui si esportava in città al Nord del Messico e lungo la California, dove si concentravano comunità cinesi.

La sua vendita è stata bandita nel 1975, ma il commercio non si è mai fermato. Negli ultimi 10 anni è cresciuto esponenzialmente a causa dell’entrata dei cartelli della droga già attivi nella zona, non a caso la totoaba è chiamata la “cocaina marina”. Si sono organizzati con migliaia di barche e con queste sono arrivate armi, estorsioni e violenza. Nello stesso periodo la vaquita è stata decimata.

Per catturare la totoaba si usano le reti da posta fissati sui fondali. E sono loro la causa per cui la vaquita marina, che di per sé non ha valore commerciale, è oggi ridotta a una decina di esemplari. Rimane bloccata nelle reti e non riuscendo a riemergere in superficie muore affogata. Oggi l’area dove si stima viva la vaquita è stata dichiarata zona a tolleranza zero, qui le barche non possono entrare. Sul fondale sono state incastrate delle colonne di cemento, che rompono le reti. Una rete costa fino a 5000 dollari, un deterrente per i pescatori che ci pensano due volte prima di rischiare di perderne una. Ma la pesca illegale continua.

La vaquita resiste

Pensare che una specie sia ridotta a una decina di esemplari lascerebbe poche speranze. Eppure qualche segnale positivo c’è. Ogni anno si avvistano cuccioli, a dimostrazione che la vaquita continua a riprodursi. L’autopsia sui corpi rinvenuti non ha riscontrato malattie, segno che l’unica causa a mettere questa specie a rischio rimane l’azione umana. I cambiamenti climatici non hanno un impatto importante perché la vaquita è abituata a sopravvivere a un ampio raggio di temperature. C’è poi il fenomeno noto come endogamia, quando una specie ridotta a pochi esemplari comincia a riprodursi con specie simili per sopravvivere, perdendo di fatto la sua unicità. Non ci sono indicazioni che neanche questo stia succedendo. Insomma, la vaquita resiste.

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