Le razze di animali da reddito più antiche sono minacciate dalla nuova ordinanza federale sull’allevamento? Questo almeno secondo le associazioni svizzere degli allevatori, che temono costi maggiori e procedure più complesse.
Dalla capra nera della Val Verzasca alla gallina barbuta dell’Appenzello, dal maiale lanuto nero alla pecora dell’Oberland grigionese: animali resistenti, adatti al territorio, perfetti per le montagne svizzere e che ora si trovano in difficoltà. La nuova ordinanza federale sull’allevamento introduce infatti regole più severe per valutarli e registrarli, e questo rischia di pesare soprattutto sugli allevatori più piccoli, che spesso lavorano per passione, non certo per lauti guadagni.
A lanciare l’allarme è ProSpecieRara, secondo cui il rischio è di perdere biodiversità e un patrimonio genetico unico. Trentotto sono le razze tradizionali coinvolte.
Il problema, afferma Maya Hiltpold al microfono dei colleghi di SRF, è che la nuova legge punta al “miglioramento” delle razze, non alla loro semplice conservazione - che per molte razze rare significa proprio proteggere la loro originalità.
Da Berna le risposte sono però rassicuranti: l’Ufficio federale dell’agricoltura sottolinea che conservare è parte del “miglioramento”, e mette sul tavolo quasi cinque milioni di franchi per sostenere gli allevatori. Se questo basterà per garantire un futuro alle razze che hanno contribuito a modellare il paesaggio rurale elvetivo, resta però un interrogativo.
Radiogiornale 07:00 del 2025








