Fra i passaggi più importanti e significativi della nostra storia evolutiva, c’è senz’ombra di dubbio la nascita del linguaggio. Homo sapiens è l’unica specie ad averlo sviluppato in una forma complessa, e non esiste popolazione sul nostro pianeta che non ne abbia codificato uno.

Il nostro cervello riconosce le voci dei nostri cugini primati
RSI Info 03.12.2025, 07:20
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Da tempo, gli scienziati cercano di risalire alle origini di queste capacità sorprendenti, che secondo alcuni potrebbero avere radici molto più antiche di quanto ritenuto sinora. L’ipotesi è che il linguaggio non sia emerso come un salto evolutivo dirompente, ma che possa essere frutto di un lungo processo di affinamento di abilità sociali.
In questa direzione va anche una recente ricerca dell’Università di Ginevra, che getta nuova luce sulle prime tappe evolutive dell’elaborazione vocale. Come? Analizzando la reazione del nostro cervello alle vocalizzazioni di alcuni dei nostri cugini primati, con risultati sorprendenti: alcune aree cerebrali si attivano infatti all’ascolto delle vocalizzazioni degli scimpanzé.
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La ricerca
Per condurre lo studio, i ricercatori hanno utilizzato registrazioni di vocalizzazioni di primati in contesti naturali, confrontandole con suoni umani non verbali simili. Nello specifico, il team ha presentato a un gruppo di 23 partecipanti vocalizzazioni di quattro specie: gli esseri umani, come gruppo di controllo; gli scimpanzé, strettamente imparentati con noi sia geneticamente che acusticamente; i bonobo, anch’essi geneticamente imparentati, ma le cui vocalizzazioni ricordano maggiormente il canto degli uccelli; e infine i macachi, più distanti dagli esseri umani sotto entrambi gli aspetti, come si può notare dagli estratti audio sottostanti messi gentilmente a disposizione dall’Università di Ginevra.
Ascolta le voci dei primati parte dell’esperimento
RSI Info 03.12.2025, 15:12
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I partecipanti allo studio hanno ascoltato questi suoni mentre erano sottoposti a scansioni di risonanza magnetica (fMRI), permettendo ai ricercatori di osservare le attivazioni cerebrali in risposta ai diversi tipi di vocalizzi. “L’idea era di vedere se i vocalizzi dei nostri cugini più prossimi potessero potenzialmente attivare alcune sottoregioni delle aree cerebrali note per essere responsabili dell’elaborazione della voce umana”, ci spiega Leonardo Ceravolo, ricercatore e docente presso la Facoltà di Psicologia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Ginevra e primo autore dello studio.
Gli scimpanzé ci parlano?
I risultati dimostrano che in risposta alle vocalizzazioni di alcuni primati si registra l’attivazione d una specifica regione della corteccia uditiva, nota come giro temporale superiore, un’area coinvolta nell’elaborazione dei suoni, tra cui linguaggio, musica ed emozioni. “Queste regioni si sono dimostrate sensibili ai vocalizzi degli scimpanzé, e solo in misura minore, se non nulla, ai vocalizzi dei bonobo o dei macachi”, ci racconta Leonardo Ceravolo. “Questo ha delle ragioni legate alla prossimità evolutiva, ma anche alla vicinanza acustica”. Ciò suggerisce che il cervello umano rilevi una “firma vocale” che combina la storia evolutiva e le caratteristiche sonore condivise.
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RSI La RSI 17.09.2025, 16:29
Va precisato che questi risultati non suggeriscono che gli esseri umano siano in grado di avere una comunicazione diretta con gli scimpanzé. Tuttavia, “altri studi dimostrano come l’essere umano sia in grado di riconoscere e categorizzare i suoni delle differenti specie e di attribuire un contesto emotivo alle vocalizzazioni dei primati non umani”.
Una nuova comprensione della nostra evoluzione
Studi come quello dell’Università di Ginevra ci insegnano come, nonostante sette milioni di anni di evoluzione ci separino dagli scimpanzé, il nostro cervello conservi nelle sue profondità le tracce di un meccanismo ancestrale di riconoscimento vocale dei nostri lontani cugini.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/salute/La-mano-meraviglia-della-nostra-evoluzione--2790328.html
Le implicazioni di queste ricerche sono più concrete di quanto si possa pensare. “Comprendendo meglio le origini delle funzioni cerebrali in relazione alle specie evolutivamente più vicine a noi, possiamo anche avere più successo nel definire le aspettative per lo sviluppo del cervello umano nei bambini”, afferma Leonardo Ceravolo.
In futuro, i ricercatori si interesseranno maggiormente alle differenze di vocalizzazioni tra varie specie, che nello studio hanno fornito risultati significativamente divergenti: fra queste, ci sono scimpanzé e bonobo, due specie molto vicine all’uomo ma con anatomie laringee diverse.








