La miniaturizzazione dei chip e dei circuiti elettronici, il formidabile incremento della potenza di calcolo e la sempre maggior robustezza delle tecnologie hanno fatto la fortuna degli smartphone attuali. I telefonini grazie alla maturazione contemporanea dei campi tecnologici elencati, sono diventati molto affidabili, tanto da guadagnarsi la fiducia della stragrande maggioranza di tutti noi, divenendo il centro multimediale della nostra esistenza. Ma forse tutto questo ha i giorni (si fa per dire, il percorso è ancora lungo e le probabilità di riuscita non garantite) contati. Già, perché alla miniaturizzazione, all’aumento della potenza di calcolo e all’incremento della robustezza delle apparecchiature, oggi si aggiunge un settore dell’informatica in forte progresso: l’intelligenza artificiale. Proprio i rapidi sviluppi dell’intelligenza artificiale potrebbero giungere con tempismo perfetto e consentire così, lo sviluppo di altri mezzi e altre modalità utili per le nostre interazioni sociali.
Ci riferiamo allo sviluppo di occhiali a realtà aumentata. Occhiali in grado di aggiungere un livello digitale (layer, come viene detto tecnicamente) alla visione del mondo reale. In pratica l’ambiente che ci circonda, oggetto del nostro sguardo, può essere arricchito di informazioni generate digitalmente e visualizzate sovrapponendole, in qualche modo, alle immagini reali.

Un modello di occhiale a realtà aumentata
Ben inteso, non stiamo parlando di una novità assoluta, infatti, le più grandi aziende tecnologiche del mondo, impegnate nel settore IT, sono già sul mercato con modelli di diversa foggia e potenzialità. Si tratta di soluzioni tecnologiche innovative, forse, per certi versi, ancora non mature, bruciate in un mercato sempre più veloce. E non tutto sta andando per il verso giusto: alcune aziende, poco dopo il lancio, hanno già ritirato dal mercato il loro modello, costato anni di sviluppo, ma ignorato dai consumatori. È indubbio però che i visori e gli occhiali a realtà aumentata abbiano già penetrato notevoli fette di mercato, in ambiti settoriali quali, per esempio: la produzione industriale, la medicina, l’aerospaziale, il militare e, ovviamente, il gioco. Ora, i folgoranti sviluppi dell’intelligenza artificiale e il miglioramento della “portabilità” di questi accessori fanno prevedere un’ulteriore espansione di questi mezzi per la comunicazione e per l’informazione digitale. Per fare il punto su questa tecnologia ne abbiamo parlato con Giovanni Landi, in occasione delle riprese dell’ultima puntata stagionale del giardino di Albert: “Il Monte San Giorgio scrigno della storia”. Infatti, proprio al Museo dei fossili del Monte San Giorgio è possibile misurarsi con esperienze in realtà aumentata, sviluppate grazie anche al lavoro di Giovanni Landi.
Il Monte San Giorgio scrigno della storia
Il giardino di Albert 14.06.2025, 17:00
Giovanni Landi, alla base, è biologo marino, ma poi nel tempo ha sviluppato le proprie competenze nella visualizzazione grafica delle informazioni, fino a diventare modellatore e animatore 3D. Oggi È amministratore delegato e fondatore di un’azienda con sede a Lugano e a Ginevra che si occupa di realizzare progetti utilizzando tecnologie immersive, nei musei per esempio. Inoltre, in una delle numerose start up che orbitano attorno al Politecnico federale di Losanna, è responsabile dei progetti che riguardano la realtà aumentata e la realtà mista, precisamente applicate ad occhiali.
Giovanni Landi indossa un modellino di occhiale a realtà aumentata che riproduce la forma e il peso del prototipo funzionante
Attualmente la maggior parte dei dispositivi di visione con realtà aumentata si affidano a tecnologie che offrono una visione del modo reale “mediata” da telecamere inserite sui visori o su occhiali e riflessa sulle lenti che fungono da schermo. Ma, secondo Landi: “questa tecnologia ha il potenziale di diventare mainstream e arrivare quasi a sostituire gli attuali telefonini”. Per raggiungere il successo del grande pubblico e confermare l’ambizioso obiettivo di mettere in pericolo la leadership degli smartphone però deve ancora accadere un fatto importante. “Secondo alcuni il potenziale di questa tecnologia- ci confida Giovanni Landi – raggiungerà la sua maturazione se combinato all’intelligenza artificiale”. Nel Laboratorio di Ecublens dove lavora Giovanni Landi, si lavora all’inserimento di un display trasparente che permetta, a chi indossa questi occhiali, di vedere la realtà, ma vederla anche “vestita”, come piacerebbe dire a Landi, di uno strato ulteriore di informazione digitale. La sfida è riuscire a visualizzare lo strato di informazioni digitali senza entrare in conflitto con la messa a fuoco, da parte del nostro occhio, del campo visivo. Superato questo inghippo, non da poco, la visione attraverso gli occhiali a realtà aumentata sarebbe completata da una quantità di informazioni, animazioni e video che permetterebbero di migliorare i nostri spostamenti, le nostre conoscenze di specie animali o vegetali o la nostra abilità nel montare qualsiasi mobile, per esempio.

Rappresentazione futuristica di occhiale a realtà aumentata
Landi si spinge oltre: ”Questa tecnologia si propone anche di passare da una postura poco sana, in cui siamo piegati sul nostro smartphone, a una posizione più aperta sull’esterno, in cui l’informazione è liberata nel nostro campo visivo e appare dove serve e quando serve”. Molto rimane ancora da fare, ma l’humus necessario per far sbocciare questa tecnologia sembra bell’e pronto: reti di trasporto dati iper-veloci, intelligenza artificiale, hardware affidabile. E allora a questo punto, in previsione di un più che probabile successo, sarebbe opportuno che si intensificassero anche gli sforzi di ricerca sulle conseguenze che queste tecnologie possono provocare, soprattutto in campo psicologico e cognitivo. Visto che realtà aumentata, virtuale e quella mista sono esercizi esigenti per il sistema visivo e quello cognitivo.