Un incidente come quello della funicolare Gloria di Lisbona, costato la vita mercoledì a 16 persone fra le quali anche una cittadina elvetica, in Svizzera non avrebbe potuto verificarsi. Lo afferma al Radiogiornale della RSI Reto Canale, ingegnere funiviario, esperto di sicurezza, consulente e ispettore di lunga data per i sistemi di trasporto a fune.
La rottura del cavo metallico resta l’ipotesi più accreditata per spiegare l’accaduto. L’impianto portoghese con il suo caratteristico vagone giallo era stato inaugurato nel 1885 ed elettrificato nel 1915. Pensato per aiutare la popolazione a superare i colli della città (ce ne sono anche altri analoghi a Lisbona), oggi per il suo valore storico è molto apprezzato dai turisti e non a caso molte vittime sono quindi straniere. La funicolare era stata ispezionata da poco e dichiarata idonea al funzionamento, ma è anche emerso che l’ultimo appalto per la manutenzione era stato cancellato perché tutte le offerte erano superiori al budget. La Carris, l’azienda che da più di un secolo è sinonimo di trasporti pubblici a Lisbona, è molto chiara: “Abbiamo rispettato tutti i protocolli in maniera scrupolosa”, ha dichiarato ai media Pedro Bogas, presidente del consiglio di amministrazione. Ma ha pure annunciato un’inchiesta interna. Nel 2018 c’era già stato un deragliamento, senza conseguenze.
“In base alle immagini e alle informazioni disponibili, presumo che non tutti i lavori di manutenzione siano stati eseguiti correttamente”, afferma Canale. “Inoltre”, aggiunge l’esperto elvetico, “le rotaie di Lisbona sono a livello del suolo (incassate nel terreno, ndr) e questo impedisce l’installazione di freni a pinza. Questi freni di sicurezza, presenti sulle nostre funicolari, permettono di evitare incidenti simili in caso di rottura della fune di traino”.
La funicolare non potrebbe quindi deragliare e precipitare senza freni lungo il percorso, che nel caso di Lisbona è lungo 265 metri dalla stazione a valle di Praça dos Restauradores a quella superiore presso il Jardim de São Pedro de Alcântara. Questo vale anche per i numerosi impianti storici presenti nella Confederazione, risalenti agli albori del turismo.
“Anche quelli vecchi che risalgono al XIX secolo sono già dotati di dispositivi di sicurezza conformi alle normative e alle specifiche odierne. Per esempio, freni di sicurezza che agiscono sulle rotaie in caso di rottura del cavo”, spiega Canale. Lo specialista si è fatto un nome in Svizzera come salvatore di impianti a fune, in quanto fautore di garanzie di sicurezza senza componenti superflue, così da permettere un esercizio tanto sicuro quanto economicamente ancora conveniente per gli operatori.