Svizzera

“Sanzionare anche i giudici? Ci può stare”

Intervista al ticinese Roy Garré, nuovo presidente del Tribunale penale federale di Bellinzona - Eletto dall’Assemblea federale, assicura: “Il clima al TPF è comunque già tornato sereno”

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L’intervista completa a Roy Garré, nuovo presidente del Tribunale penale federale di Bellinzona, di Gian Paolo Driussi

RSI Info 17.12.2025, 12:18

Di: Gian Paolo Driussi (corrispondente da Berna), intervista originale - Spi, adattamento web

Sarà un giudice ticinese a presiedere il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona per il biennio 2026/2027. Il Parlamento, a camere riunite, ha eletto mercoledì all’unanimità Roy Garré, 58 anni, locarnese, attualmente presidente della Corte dei reclami penali.

Il giudice Garré prenderà le redini di un’istituzione che nel recente passato ha fatto notizia per il suo clima di lavoro problematico, tanto da diventare oggetto di indagine amministrativa. Intervistato dal Radiogiornale, il magistrato assicura che l’ambiente nel frattempo si è rasserenato, ma apre alla proposta politica di introdurre sanzioni per i giudici dall’agire scorretto.

Eletto giudice una ventina di anni fa, Garré potrà mettere a frutto questa sua esperienza. In che modo lo spiega ai microfoni della RSI:

“Vorrei continuare sulla linea dei miei predecessori. Ci sono diversi progetti importanti nell’ambito della giustizia in Svizzera. Quello principale è il progetto Justitia 4.0, che attraverso la digitalizzazione permetterà sicuramente di modernizzare ancor di più il nostro sistema giudiziario. L’implementazione di questo grande progetto è sicuramente una delle priorità”.

Lei diventa presidente di un’istituzione che non ha brillato per serenità nell’ambiente di lavoro, anzi la vigilanza amministrativa aveva parlato di clima con relazioni interpersonali problematiche. Si è candidato alla presidenza perché le piacciono le sfide o perché la situazione magari non è così brutta o perché nel frattempo le cose sono cambiate?

“Sicuramente la terza è verissima. La situazione è molto cambiata, la serenità è tornata. Io stesso sono stato in questi anni ‘ombudsperson’ del Tribunale, per cui la gestione razionale dei conflitti è stata sempre al centro della mia attività e ho molto apprezzato il grande lavoro che è stato fatto dai miei predecessori per far tornare effettivamente la serenità al Tribunale. Sicuramente uno dei compiti principali della nuova Commissione amministrativa sarà continuare su questa strada”.

Le commissioni parlamentari della Gestione hanno proposto di introdurre delle sanzioni per i giudici che si comportano in modo scorretto o irregolare. Lei cosa ne pensa? È un’ingerenza che calpesta la separazione dei poteri o ci può stare?

“Ci può stare senz’altro. Noi stessi all’interno del Tribunale abbiamo fatto un sondaggio proprio per sentire il polso delle colleghe e dei colleghi e la maggioranza è favorevole. Del resto fra le varie misure che abbiamo adottato per fare tornare la serenità al tribunale c’è stata l’adozione di un codice etico dei giudici e anche addirittura un codice etico del personale discusso col personale stesso. I codici etici, in fin dei conti, sono importanti, però bisogna anche avere degli strumenti per garantirne l’esecuzione. E quindi perché non con un sistema disciplinare, graduato con delle garanzie processuali valide, che permetterebbe effettivamente di portare avanti questo discorso che noi abbiamo iniziato con la creazione del Codice etico”.

Il Parlamento aveva approvato recentemente la creazione di un posto supplementare da assegnare a un giudice italofono per meglio gestire i dossier in lingua italiana, portando da 3 a 4 i giudici non di carriera nelle corti penali e nelle corti dei reclami penali. A che punto siamo? 

“Siamo molto felici. Abbiamo lottato a lungo per avere questo posto supplementare ed era veramente necessario e quindi posso dire che adesso, con l’effettivo che abbiamo, possiamo lavorare anche in italiano in maniera egregia”.

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