Non si può filmare all’esterno e non si può fotografare. E anche parlare con chi si aggira attorno al centro può suscitare sospetto. Siamo a Dahieh, il quartiere meridionale di Beirut, un quartiere a maggioranza sciita e dove Hezbollah è sempre presente. Un quartiere che anche dopo i bombardamenti israeliani dell’autunno 2024 per eliminare i vertici dell’organizzazione continua a sentirsi in guerra, anche perché è stato colpito nuovamente da raid israeliani a fine novembre. Qui opera Amel, associazione locale che lavora con Caritas e Terre des hommes, organizzazioni svizzere sostenute dalla Catena della solidarietà.
Qui i bambini - palestinesi e libanesi ma non solo - vanno a scuola e lavorano sui loro traumi e le loro preoccupazioni legate alla guerra, una minaccia costante.
Maria, operatrice sociale di Amel, ci spiega che “i bambini qui sono confrontati con tante difficoltà. Ci sono i siriani fuggiti dalla guerra civile, che qui sono marginalizzati e discriminati e poi ci sono i bimbi libanesi che hanno conosciuto la guerra e vivono in contesti difficili. C’è molta pressione per loro”.

Bambini di Gaza curati in Libano
Prima Ora 11.11.2025, 18:00

Nei locali di Amel, associazione locale che lavora con Caritas e Terre des hommes, organizzazioni svizzere sostenute dalla Catena della solidarietà.
Durante una seduta per gestire tensioni e stress con i minori si gioca e si cerca di costruire un rapporto di fiducia coi compagni. “I bambini hanno i social media e vedono cosa succede. Due giorni fa uno di loro è venuto e ha detto di aver sentito dai parenti e per strada che la guerra sarebbe scoppiata di nuovo in 3 giorni”, aggiunge Maria ai nostri microfoni.
Il centro di Amel non assicura solo formazione e presa a carico psicosociale, ma anche assistenza medica. Israa Rahme, coordinatrice di questo e la ventina di centri medici dell’associazione in Libano, ci spiega cosa offrono : ‘’Curiamo tra le 60 e le 100 persone al giorno. Di solito è caro andare dal medico, costa tra i 50 e i 100 dollari, e non tutti lavorano per poterselo permettere. Qui si vive con 10 dollari al giorno ed è dunque importante offrire cure gratuite”. Rahme aggiunge però che a chi può permetterselo viene chiesto di contribuire con 150 mila lire libanesi, meno di due dollari: “Cosi si sentono parte delle attività del nostro centro ed è anche più dignitoso per loro sapere di potersi pagare le cure ’’.

Israa Rahme, coordinatrice di questo e la ventina di centri medici dell’associazione in Libano
Il Telegiornale della RSI, grazie al sostegno della Catena della Solidarietà, ha inoltre visitato Ain el-Hilweh , il più grande insediamento di rifugiati palestinesi del Libano e la Valle della Beeka, dove sono attive delle ONG svizzere sostenute dalla Catena e i loro partner locali.

Settimana speciale della Catena della solidarietà
Il Quotidiano 16.12.2025, 19:00

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Il Quotidiano 16.12.2025, 19:00







