Cristianesimo

Rolette Revilliod, la strega di Jussy e la verità che emerge dopo 500 anni

Una pastora e un pronipote riportano alla luce la storia di un’ingiustizia secolare, tra prigionia, accuse infondate e una caccia alle streghe alimentata dalla fame e dalla superstizione

  • Un'ora fa
Caccia/ Processo alle streghe
21:36

Brucia strega!

Segni dei tempi 13.12.2025, 12:00

  • Keystone
Di: Cristina Ferrari 

A 15 chilometri da Ginevra nel Comune di Jussy, un paesino di 1’300 abitanti circa, vi è un piccolo tempio. Qui, 400 anni fa, in quella che era una cappella posta accanto alla chiesa protestante, fu imprigionata Rolette Revilliod, una donna di mezza età, vedova. La sua prigionia durò una decina di anni, prima di essere accusata di stregoneria dal tribunale allestito dall’altro lato della navata.

La pastora Vanessa Trüb ha preso a cuore l’anniversario che cadrà nell’agosto 2026. Giunta nel villaggio che lambisce la campagna ginevrina è stata raggiunta dalla storia di Rolette. Una vicenda che l’ha particolarmente colpita: «Non mi capacito del fatto che questa povera donna sia stata incarcerata ingiustamente. Soprattutto lo è stata in un luogo dove ogni domenica la comunità si recava per il culto; tutti pregavano, cantavano e a pochi metri c’era Rolette… Non si sa come veniva sfamata, in assenza delle più basilari norme igieniche, al freddo, senza poter comunicare, completamente isolata».

Un “tarlo” che le ha consumato l’anima fino a portarla a scrivere una pièce di teatro e musica per ricordare quella triste storia dal titolo Brucia strega!; un testo curato insieme all’attrice e regista Viviane Urio che sta avendo molto successo di pubblico e critica. Nello spettacolo, infatti, non si ripercorre solo il “calvario” di Rolette, ma anche quello di molte donne dei nostri giorni, abusate e violentate senza potersi difendere. Un’ora intensa accompagnata da musiche classiche ed operistiche sapientemente scelte così da fare da filo conduttore come la struggente Lascia ch’io pianga di Georg Friedrich Händel.

Ed è stato proprio lo spettacolo teatrale, portato in scena dalla compagnia La Dame du Lac, a fare da trait d’union, a Segni dei tempi, alla puntata dedicata alla stregoneria dove compare anche Luc-Éric Revilliod, pronipote di Rolette, in quanto discendente, nel tredicesimo grado, del fratello Antoine, e attuale presidente del Consiglio parrocchiale ed ex sindaco di Jussy: «Rolette era una donna indipendente e non aveva paura ad uscire di casa non accompagnata. Ma questo era molto malvisto tra i protestanti dell’epoca. Ci si aspettava sempre che un uomo o una donna fossero sposati... Rolette arrivò una domenica mattina in chiesa, qui al tempio di Jussy, svestita e coperta di sangue. Mentre già circolavano voci su questa donna che viveva la sua vita liberamente, i parrocchiani le chiesero se il diavolo l’avesse aggredita. Lei rispose che era stato il domestico di un vicino. Nessuno volle crederle e venne imprigionata. Certo se la Chiesa non fu complice, perché a condannarla fu poi un tribunale dell’allora Repubblica di Ginevra, quantomeno restò in silenzio».

Bisogna, infatti, ricordare che nel 1626, la regione fu colpita da una grave siccità. I ​​registri ufficiali affermano addirittura che le mucche non avevano né latte né erba da mangiare. In questo periodo di grande carestia, le autorità si ricordarono di Rolette, di quella “strega” che si trovava nell’angusta prigione di Jussy. Decisero di costringerla a confessare. E per fare ciò, prima di bruciarla sul rogo, in un campo a pochi chilometri di distanza, usarono le più dolorose sevizie: «Come dicevano i Romani, panem et circenses, quando manca il pane, si danno in pasto al popolo giochi crudeli», ammette il pronipote.

Il distretto di Jussy fu particolarmente interessato: «Era una regione piuttosto isolata, circondata da terre savoiarde, e teatro di molte guerre fino al 1590. La vita lì era terribile; c’era una povertà diffusa, che suscitava molta animosità e gelosia. Proprio qui diverse donne furono arrestate alla fine del XVI secolo, accusate di aver danzato in cerchio con il Diavolo. La prova, si diceva, risiedeva nelle impronte lasciate sull’erba. Solo nel XIX secolo si dimostrò che si trattava dei segni di un fungo che cresce nell’erba conferendole questo aspetto bruciato e rotondo. Una vera e propria caccia alle streghe, ingiustificata» conclude Luc-Eric Revilliod.

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