“Senza segnali Parmelin non sarebbe andato negli USA”

“Non credo che Guy Parmelin sarebbe andato a Washington senza un chiaro segnale da parte statunitense”. All’indomani del viaggio del consigliere federale negli Stati Uniti per riuscire ad abbassare i dazi, Rahul Sahgal, direttore Camera di Commercio Svizzera-USA, esprime un certo ottimismo: “La settimana scorsa la Svizzera ha mandato una nuova proposta alla Casa Bianca, questa settimana è stata affinata, evidentemente arrivando a un livello tale che i ministri americani hanno ritenuto utile discuterne Parmelin”.

Il responsabile del Dipartimento federale dell’economia, nel frattempo, è già rientrato a Berna, ma sui dettagli sulla proposta della Confederazione per riuscire ad abbassare le tariffe del 39% imposte lo scorso 31 luglio dal presidente Trump le bocche restano cucite.

“È andata come doveva andare”, le uniche parole che i corrispondenti della SSR hanno raccolto Parmelin che non ha incontrato solo il segretario al commercio Howard Lutnick, ma anche altri due esponenti dell’amministrazione Trump. Il segretario al tesoro Scott Bessent e il rappresentante al commercio Jamieson Greer. “Incontri costruttivi - ha scritto Parmelin su X - la Svizzera vede la possibilità di reali opportunità per entrambi i paesi”.

Già un mese fa il ministro dell’economia era volato in tutta fretta negli Stati Uniti insieme alla presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, pochi giorni dopo l’imposizione delle nuove tariffe doganali, ma il loro incontro con il segretario di Stato Marco Rubio non aveva prodotto cambiamenti nella linea dura. Del resto sui dazi l’ultima parola spetta sempre al presidente Donald Trump.