Il colore della pelle di una persona ricercata non potrà più venire inserito dalle polizie cantonali nel sistema di ricerca Ripol. È questa la direttiva diramata dall’Ufficio federale di polizia (fedpol), che l’ha inviata ai cantoni venerdì scorso. La Confederazione si adatterebbe così a una pratica già diffusa a livello internazionale. Questa componente era già messa in discussione da tempo, secondo quanto comunicato martedì. “Abbiamo eliminato qualcosa che non veniva quasi più utilizzato”, ha spiegato poi la portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia Miriam Knecht: da anni questa indicazione compare in meno dell’1% delle segnalazioni.
Ciononostante, la modifica non piace a tutti. La direttiva “non è di grande aiuto” ed è “manifestamente motivata politicamente”, secondo il capo del Dipartimento della sicurezza di Zurigo, il consigliere di Stato Mario Fehr. Nel sistema informativo Polis, gli agenti zurighesi continueranno a inserire anche il colore della pelle, accanto ad altre informazioni utili. Anche Basilea non intende cambiare pratica, mentre la polizia ginevrina si dimostra prudente (“è richiesta un’analisi approfondita”) e quella di Berna per ora non prende posizione. Quanto alla polizia ticinese, sottolinea come Ripol faccia parte dell’ambito di competenza della fedpol.
E la fedpol dal canto suo ricorda come rimanga possibile indicare caratteristiche come “asiatico”, “arabo” o “balcanico”, così come tratti particolari quali la presenza di tatuaggi, piercing o cicatrici, oltre che altezza, età, corporatura e abbigliamento.

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Notiziario 10.09.2025, 16:00
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