Al centro del dibattito sotto la cupola di Palazzo federale c’è oggi la situazione finanziaria della Confederazione. Ed il preventivo per l’anno prossimo - per ora - è tornato in pareggio ma non mancano le insidie.
La manna arriva da Ginevra. Gli affari d’oro, fatti negli ultimi anni, dalle multinazionali delle materie prime porteranno almeno 350 milioni di tasse in più nelle casse della Confederazione.
Un sollievo che la sinistra al Consiglio degli Stati saluta positivamente. “Il nostro margine di manovra è migliorato, malgrado il freno all’indebitamento. Tutti gli indicatori sono, infatti, positivi. Le cifre non mentono e l’apocalisse finanziaria non è arrivata, malgrado i paventati deficit che andavano dal rosso vivo allo scarlatto”, afferma il consigliere agli Stati del PS Baptiste Hurni.
Ma il fronte borghese chiede di non abbassare la guardia. La spesa prevista è in crescita e raggiunge già nel 2026 i 91 miliardi; alcuni milioni non basterebbero a cambiare gli scenari: “Le apparenze ingannano. Se guardiamo bene le cifre c’è piuttosto da preoccuparsi, non c’è margine per fare degli esperimenti”, dice il consigliere agli Stati del PLR Benjamin Mühlemann.
Un’impressione ribadita anche dalla responsabile delle finanze Karin Keller-Sutter: “Se prendiamo tutto il bilancio, includendo anche le voci straordinarie, prevediamo un deficit di 580 milioni, malgrado le maggiori entrate. Questo vuol dire che il debito pubblico continuerà a crescere“.
Il dibattito di oggi è solo un assaggio, perché il piatto forte deve ancora venire: il piano di tagli miliardari alla spesa per consolidare il bilancio negli anni seguenti è all’ordine del giorno nella terza settimana della sessione.







