Svizzera

Depressione post-partum, ancora un tabù

La malattia colpisce tra il 15% e il 20% delle donne svizzere ogni anno, ma anche l’8%-10% degli uomini - L’esperta: “La cosa importante è parlarne”

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13:50

La depressione post partum

Prima Ora 12.11.2025, 18:00

Di: Prima Ora/M.Mar. 

Per le famiglie l’arrivo di un bambino è spesso caratterizzato da gioia, ma è anche un momento pieno di sfide che può portare con sé diverse difficoltà. In questo contesto alcuni genitori possono confrontarsi con la depressione post-partum, la quale colpisce tra il 15% e il 20% delle donne svizzere ogni anno (13-16’000 madri), ma anche l’8%-10% degli uomini (6-8’000 padri).

“Io ho sofferto di attacchi di panico - da adolescente fino ai 25 anni - che in seguito, nella vita, ho gestito” , spiega a Prima Ora Lara Meloni, che gestisce un gruppo di autoaiuto per neogenitori, “la gravidanza è andata bene, è stato un momento felice”. La bambina è arrivata durante il lockdown e all’inizio, con il trambusto della pandemia, Meloni non si è resa conto dell’impatto che il parto aveva avuto su di sé. “Facevo la mamma che fa tutto, tutto perfetto, tutto benissimo”, continua “nessuno mi aiutava, perché pensavo di fare da sola”. Dopo sei mesi, però, arriva il crollo: “Un giorno ho dovuto dare la bambina in braccio al mio compagno e dire ‘non ce la faccio più’. Quello è stato il mio punto di rottura, sentivo di non essere più una mamma giusta”.

A posteriori, ci si rende conto che le difficoltà iniziano prima che si arrivi al limite, ma “cerchi di dire no, perché è un momento felice, bisogna essere felici, bisogna essere perfetti”, sottolinea Meloni, e così “sottovaluti la mole (di fatica, ndr) e anche la tua emotività”.

Tristezza permanente, difficolta del sonno e nella concentrazione sono alcuni dei sintomi

Si può trattare di una depressione post-partum quando “la tristezza permane per più di due settimane ed è presente per tutti i giorni la maggior parte del giorno”, osserva Elena Ganzit, psicologa responsabile per la Svizzera italiana dell’associazione Periparto Svizzera. La depressione post-partum si può presentare anche con altri sintomi, come spiegato dalla psicologa, quali: un costante senso di colpa, difficoltà nel sonno, nell’alimentazione oppure difficoltà nella concentrazione, come prendere delle decisioni. “Ecco, in questi casi potrebbe trattarsi di depressione; quindi, è importante chiedere aiuto e farsi aiutare da uno specialista”.

“La nascita è associata alla felicità ed è molto difficile per le donne e gli uomini dire che non stanno bene quando è nato un bebè”, rimarca Ganzit, perché spesso si viene colpiti da giudizi o commenti di cattivo gusto. In questi momenti, nei confronti di chi si trova in difficoltà, è importante comunicare vicinanza e aiutare con piccoli gesti, con le faccende domestiche o preparando un pasto.

In Ticino e in Svizzera ci sono diverse possibilità per chiedere aiuto. L’organizzazione “Periparto Svizzera offre aiuto gratuito alle mamme e ai papà che hanno bisogno di supporto”, anche se non hanno diagnosi di depressione, ma “che semplicemente stanno affrontando delle difficoltà”. Si può prendere contatto con l’organizzazione per e-mail o per telefono. Inoltre “ci si può riferire a tutte le figure professionali che lavorano nell’ambito della perinatali”, come: levatrici, infermiere materno-pediatriche, ginecologhe e ginecologi e i pediatri sensibilizzati. “La cosa importante è parlarne”.

Nonostante parlare della malattia sia ritenuto molto importante, questa è ancora trattata come un tabù, poiché la cultura e la società vedono la mamma come perfetta “multitasking, deve fare tutto la mamma chioccia e la società vuole questo”, constata Lara Meloni. “Quello che ti dicono è ‘perché sei triste? È il momento più felice della tua vita”, e questo “ti massacra dentro”. “La società fa fatica a vedere una mamma che non sta bene, o un papà”.

Ospedale Triemli di Zurigo: dove si colma una lacuna nella terapia della depressione post-partum

La squadra del nuovo centro diurno per la depressione post-partum dell’ospedale Triemli di Zurigo prova ad aiutare le madri in difficoltà, colmando una lacuna. Questa possibilità è al momento unica in Svizzera e offre sei posti per le e donne, le quali possono andare in ospedale insieme ai loro bambini, ma nella maggior parte dei casi, si recano in struttura da sole.

Per l’ospedale di Triemli aiutare madri e figli è una lunga tradizione. Visto che la depressione post-partum può inibire le competenze intuitive dei genitori, l’assistente sociale Anna Garrod filma le mamme e i loro bambini mentre giocano. Il video viene analizzato in seguito, cosicché si possa imparare a conoscere il bambino con tranquillità.

La depressione post-partum colpisce negativamente non solo le donne, ma lo sviluppo dei bambini, andando a destabilizzare la stabilità famigliare. Grazie alla partecipazione finanziaria di cantone e città, per la terapia si pagano solo 25 franchi al giorno e i genitori, curandosi, possono così provare a ritrovare la loro serenità familiare.

Nella depressione post-partum alcuni genitori possono anche aver paura di restare da soli con i propri figli. “Non riesci a gestire te stesso e hai paura di fare del male al bambino”, anche solo distraendosi, “perché ti rendi conto di non essere focalizzati, non ti senti attiva nella connessione col bambino”, perché si sta molto male. “Tutto diventa un buco nero. Io lo chiamavo il buco nero”.

“Io devo ringraziare il mio compagno e la mia famiglia che sono stati molto comprensivi”, in aggiunta, “avevo già un mio psichiatra e questo è stato molto importante perché lui ha subito capito cosa non andava”. “I consigli non richiesti, possono incidere sulla genitorialità, sul non sentirsi adeguate”, perciò “farsi aiutare e avere una rete importante è la base”, come il gruppo di autoaiuto gestito da Lara stessa.

Giovedì sera a Bellinzona si terrà una serata informativa dal titolo “Dal visibile all’invisibile”, in cui si discuterà su questi temi.

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