“Un bambino di 5 anni vive la separazione dei suoi genitori. Nel 2011, la madre affidataria ostacola il diritto di visita e la relazione col padre; nel 2013, una perizia afferma che il bambino aveva assolutamente bisogno di vedere il papà; ciononostante il padre non l’ha mai visto, ora è maggiorenne”.
Questa, riferita al Radiogiornale da Anne Reiser, è una delle tante storie con cui gli esperti di diritto di famiglia si trovano confrontati. Anche per questo l’avvocata appoggia con forza la mozione presentata dal parlamentare liberale Philippe Nantermod, che chiede l’aggiornamento del codice penale, inserendo l’ostacolo al diritto di visita dei figli in caso di separazione come reato penale.
Una mozione approvata da entrambe le Camere del Parlamento, malgrado il parere contrario del Consiglio federale che chiedeva il rafforzamento della mediazione nelle separazioni complicate. Un esercizio alibi, obietta l’avvocata Reiser: “Mancano i mezzi di attuazione. Nella situazione attuale i tribunali sono riluttanti a far rispettare le decisioni sull’accesso se uno dei genitori non è d’accordo. Va bene insistere sul dialogo, ma se non c’è la minaccia di una sanzione, ossia il bastone, non puoi usare la carota. Spesso nelle separazioni le emozioni rendono impossibile un accordo spontaneo”.
Ad oggi, i tribunali possono intervenire solo se non vengono versati gli alimenti, il genitore non affidatario può rivolgersi alle autorità regionali di protezione, tentando la via legale, ma il processo è lungo e complesso. E se per gli esperti il divieto del diritto di visita è maltrattamento, c’è chi critica la via del reato penale, come Pascal Bovay, presidente della Fondazione KidsToo: “Il genitore che non presenta il figlio, spesso è perché vede il malessere del figlio. È un tentativo di protezione del bambino. Con questa decisione, quel genitore non sarà più in grado di tutelarlo perché rischia una sanzione penale. Il benessere del bambino non sarà più la priorità”, questo è il timore dell’esperto di infanzia.
Ma quale sarà il tenore della pena? Anche la prigione? “La difficoltà al momento - risponde l’avvocata Reiser - è che i tribunali sono riluttanti a ordinare pene detentive ai genitori affidatari. Dunque si deve andare nella direzione dell’allontanamento del bambino dal genitore inadempiente, tenendo conto delle sue esigenze però. Non di quelle degli adulti”. La decisione ora spetta al Consiglio federale.





