Il Consiglio Nazionale ha detto no all'iniziativa cantonale ticinese che chiedeva di rendere abusivi i licenziamenti legati al dumping salariale (la sostituzione di dipendenti con altri che, a pari qualifiche, guadagnano meno) con 99 voti contro 76. Il testo dovrà passare anche dal Consiglio degli Stati.
Al Nazionale la maggioranza dei deputati ha sostenuto l'apertura liberale del mercato, non ritenendo opportuna una modifica del diritto del lavoro sulla base di un caso specifico, quello ticinese. Per la minoranza, invece, si sarebbe dovuta affrontare la questione per proteggere i salari e le realtà potenzialmente esposte al dumping (quindi non solo il Ticino, ma anche per esempio Ginevra) ha spiegato riassumendo le posizioni la presidente della commissione competente, Rielle Fehlmann (PS/GE). Ma sempre da Ginevra arriva anche un deputato che ha votato contro il concetto di "licenziamento abusivo" legato alla riduzione del salario. E' l'UDC Yves Niedegger, già giudice e avvocato esperto di diritto del lavoro. "Il licenziamento abusivo avviene quando si punisce qualcuno per chi è, e non per la sua prestazione lavorativa o per il suo salario", spiega il deputato UDC. "Il testo dell'iniziativa si inserisce quindi male in questo contesto giuridico. Semmai si doveva far leva con l'iniziativa "prima i nostri", ma il Gran Consiglio ticinese l'ha bocciata. Ora lo stesso legislativo cantonale ci chiede di fare il lavoro al suo posto. Beh siete simpatici voi ticinesi, ma non bisogna esagerare...".
Pronta la replica della giurista di Basilea e deputata dei Verdi, Sibel Arslan: "La sostituzione di manodopera con altra a costo più basso è una discriminazione. Ed è sempre difficile provarla, per esempio nei rapporti di locazione. Ci vogliono chiari indizi e se dopo un licenziamento, in breve tempo, viene assunto qualcun altro con un salario più basso, la circostanza è chiara".
Il testo dovrà tuttavia ancora essere trattato dagli Stati, la cui commissione preparatoria lo ha invece approvato.






