Nella montagna poco lontano da Airolo, dove si sta scavando il secondo tunnel stradale del San Gottardo, la fresa meccanica è bloccata dalla scorsa estate, a causa del crollo di roccia instabile. Ma nei giorni scorsi rivelazioni di SRF hanno evidenziato che l’impresa di costruzione aveva avvisato a più riprese del rischio. L’Ufficio federale delle strade (USTRA), tuttavia, ha insistito per proseguire senza interruzioni.
L’inchiesta televisiva ha messo in luce il quadro di un disastro annunciato: alle già note perizie che descrivevano l’instabilità di quel passaggio, ad un centinaio di metri dall’imbocco della galleria, ha infatti aggiunto gli avvertimenti dell’impresa responsabile dello scavo. In giugno gli ingegneri avevano segnalato a più riprese problemi gravi all’USTRA, il committente dei lavori, che tuttavia ha insistito con la continuazione senza interruzioni dello scavo tramite la fresa. Poco dopo, però, la macchina si è bloccata. E ora non è possibile spostarla né avanti, né indietro.
Ora anche i parlamentari che si occupano di trasporti vogliono capire meglio che cosa è accaduto. Alex Farinelli siede nella commissione dei trasporti e, in una prossima riunione, si aspetta risposte dai responsabili di USTRA. “Ci dovranno far capire come mai, a fronte di questi segnali che si sono presentati, si sia deciso di andare avanti”, ha dichiarato alla RSI il consigliere nazionale ticinese, aggiungendo che “sicuramente ci sono delle ragioni”, che attualmente però non sono note. Sarà quindi utile che USTRA informi e “ci faccia capire quali sono le valutazioni che sono state effettuate”.
Sollecitato dalla RSI, l’Ufficio riferisce che nonostante le difficoltà geologiche riteneva possibile procedere con la fresa meccanica che, in condizioni ottimali, è più veloce, sicura ed economica rispetto all’avanzare mediante brillamenti, ossia con esplosivi. Ma evidentemente, precisa, questa decisione era troppo ottimistica. Resta ora da capire se l’inconveniente rientri fra i rischi da preventivare in un cantiere del genere, o se ci sia stata negligenza. Per Farinelli è però troppo presto per attribuire colpe. “Chiaramente, da parte di chi esegue”, osserva il parlamentare federale, “c’è l’interesse a segnalare qualsiasi rischio presente”. In tal modo, se poi un rischio si concretizza, “da un certo punto di vista la responsabilità della decisione non è dell’azienda stessa”. D’altra parte, aggiunge, “posso immaginarmi che” l’USTRA voglia che quest’opera venga completata nei tempi previsti”.
Intanto la scavatrice è ferma dopo essere avanzata per soli 190 metri. Gli operai sono ora al lavoro con gli esplosivi in un tunnel parallelo per liberare la macchina e scavare, con questa tecnica, anche nei restanti 500 metri di roccia instabile. Fra 6-8 mesi la fresatrice dovrebbe così poter riprendere il suo lavoro. USTRA non teme però riflessi sulle tempistiche: l’apertura della seconda galleria rimane quindi in programma sempre per il 2030. Gli oneri, a seguito dell’inconveniente, dovrebbero invece aumentare di 15-20 milioni di franchi: circa l’1% del costo complessivo del progetto, stimato in 2 miliardi e 140 milioni di franchi.











