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Guida pratica ai nuovi accordi bilaterali Svizzera-UE

PODCAST - Le oltre 1000 pagine del documento che mira alla stabilizzazione e allo sviluppo delle relazioni tra Berna e Bruxelles spiegate in termini semplici - Dalla consultazione è emerso un sostegno più ampio del previsto

  • Ieri, 14:52
  • 2 ore fa
30:19

I nuovi accordi bilaterali Svizzera-UE

Guida per principianti

  • Keystone SDA
Di: Bettina Müller 

È appena finita la fase di consultazione degli accordi che potrebbero regolare in futuro le relazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea. Sono accordi che sono stati negoziati. Ora, i partiti, i cantoni, i sindacati, le associazioni economiche, i contadini, tantissime associazioni ed enti hanno detto la loro. Seguiranno nei prossimi anni un acceso dibattito in Parlamento e un’altrettanto accesa campagna in vista di un voto popolare.

Allora, quali sono i contenuti di questi accordi negoziati?

Ne parliamo con Alan Crameri, responsabile della redazione “Nazionale”: una guida pratica e per principianti agli accordi.

Buon ascolto. Per contattare la redazione, questo è l’indirizzo e-mail: ilmondolafuori@rsi.ch.

L’esito della consultazione in sintesi

Dalla consultazione conclusasi oggi emerge che il pacchetto di accordi con l’Unione Europea (UE) viene fondamentalmente approvato dalla maggioranza dei partiti, dai partner sociali e dagli ambiti economici. Nell’applicazione interna servono però aggiustamenti. L’unica voce fortemente contraria è quella dell’UDC.

PS, PLR, Centro, Verdi e Verdi liberali sono fondamentalmente favorevoli alla stabilizzazione e all’ampliamento degli accordi con l’Ue, si evince dalle prese di posizione a disposizione dell’agenzia Keystone-ATS e pubblicate nel quadro della procedura di consultazione, che si chiude oggi.

Secondo i socialisti servirebbe un pacchetto di ancor più ampio respiro, che comprenda ad esempio il cambiamento climatico, che non è risolvibile dalla Svizzera da sola. Nessun compromesso poi per quel che riguarda la protezione dei salari.

Per il PLR è invece centrale che Parlamento e Cantoni siano maggiormente tenuti in considerazione rispetto alla proposta di partenza. Camere e autorità cantonali, nel quadro della ripresa dinamica del diritto, dovrebbero poter dire la loro già al momento della creazione degli atti giuridici nell’ambito del processo legislativo e di integrazione dell’UE.

Il Centro, dal canto suo, chiede miglioramenti sul fronte interno, in particolare per quel che riguarda immigrazione e controllo democratico, scrive il partito. I Verdi vogliono invece miglioramenti nell’accordo sull’energia e nella clausola di protezione. I Verdi liberali vedono nel pacchetto di accordi una facilitazione dell’accesso al mercato, con un aumento della partecipazione alle decisioni da parte della Confederazione.

UDC decisamente contraria

Totalmente diversa la posizione dell’UDC, che si respinge in moto chiaro e netto il pacchetto di intese. Il partito parla di “contratto di sottomissione coloniale” e di “fine della via bilaterale”. Sotto accusa vi sono in particolare gli elementi istituzionali.

I Cantoni sono più ottimisti e parlano di una “base affidabile”. La Conferenza dei governi cantonali approva il piano di applicazione presentato dal Consiglio federale, ma si aspetta che i Cantoni ricevano sostegno in caso di maggiori spese o minori entrate

Anche Unione sindacale svizzera (SGB) e Travail.Suisse sostengono gli accordi, ma a condizione che il Parlamento sostenga senza tagli le misure per la protezione interna dei salari.

Le intese rappresentano una “solida base” per la stabilizzazione e lo sviluppo della via bilaterale, secondo Economiesuisse. Anche in questo caso vengono però chiesti adeguamenti interni e si spinge per un’applicazione “snella e favorevole alle aziende”.

L’organizzazione delle industrie tech Swissmem è favorevole al pacchetto, a condizione che venga rispettato il mercato liberale del lavoro. Adeguamenti sono necessari per la protezione dei salari, si legge poi nella presa di posizione. Qualche perplessità viene espressa anche sul fronte delle politiche migratorie.

L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) si mostra invece più critica. In particolare, per essere del tutto convinta, servono sensibili alleggerimenti per le piccole e medie imprese, così come una garanzia della partecipazione democratica.

Controversa è poi risultata la questiona se sottoporre il tutto a referendum obbligatorio o facoltativo. Il governo suggerisce la seconda opzione, che rende necessaria la sola maggioranza del popolo. Questa opinione è condivisa da PLR, Verdi, Verdi liberali e una maggioranza dei governi cantonali.

L’UDC punta invece a un referendum obbligatorio, che rende necessaria anche la maggioranza dei Cantoni. Questo a causa della particolare importanza che rappresenta il pacchetto di accordi. Dello stesso avviso l’organizzazione Pro Svizzera, che come il partito respinge gli accordi.

Verso l’esame parlamentare

Secondo il Consiglio federale, il progetto sarà sottoposto al Parlamento presumibilmente nel primo trimestre del 2026. Il Dipartimento federale degli affari esteri valuterà ora le risposte pervenute nell’ambito della procedura di consultazione e preparerà il messaggio destinato alle Camere federali.

ATS

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