Approfondimento

Unire le forze per contenere i costi della salute

Verso reti sanitarie integrate: l’esempio dell’alleanza che riunisce 5 ospedali della Romandia - Quali prospettive in Ticino? L’opinione di un esperto

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11:57

Costi della sanità e i tentativi di mettersi in rete

Prima Ora 31.10.2025, 18:00

Di: Prima Ora-Michele Trefogli/ARi 

L’incidenza dei costi della salute è sempre più insostenibile e gli attori del sistema cercano così soluzioni che, sempre più spesso, passano da reti sanitarie integrate. Come nel caso di 5 ospedali che, in Romandia, hanno deciso di unire le forze. Per capire meglio in che direzione intendono procedere, Prima Ora ha anzitutto inquadrato il caso del laboratorio di microbiologia dell’ospedale di Yverdon: una struttura che può contare su una trentina di specialisti all’avanguardia e che è a disposizione di 5 ospedali nel nord del canton Vaud.

Il punto però è che questo laboratorio, benché competitivo e molto moderno, resta costoso ed è sottoutilizzato. “Possiamo accettare più campioni rispetto a quanto facciamo ora” e “in pratica potremmo analizzare quelli di altri ospedali”, osserva Julien Ombelli, direttore sanitario degli Etablissements hospitaliers du Nord Vaudois, facendo l’esempio dell’ospedale di Morges che al momento fa capo ad un laboratorio esterno: “In futuro”, spiega, “potremo tranquillamente assorbire le sue richieste”.

Questione di sopravvivenza

L’alleanza fra i 5 ospedali si prefigge di rimuovere paradossi onerosi come quello appena descritto. Essa è stata siglata a fine settembre da due reti ospedaliere del Canton Vaud, una di Neuchâtel, quelle di Bienne e una del Giura. Insieme, 4 cantoni costituiranno una rete, il Réseau Bleu, al servizio di un milione di abitanti. Ma come si articolerà sul territorio? “Rivedremo la ripartizione delle attività e delle competenze che saranno sviluppate in certe regioni piuttosto che in altre”, spiega Mikael de Rahm, direttore generale dell’Ensemble hospitalier de la Côte (VD), precisando che “l’obiettivo sarà comunque quello di mantenere dei poli di eccellenza al servizio della popolazione nelle regioni periferiche”.

Gli ospedali svizzeri, lo scorso anno, avevano accumulato un deficit di 750 milioni di franchi. Allearsi è quindi più che mai una questione di sopravvivenza. Tanto più che il sistema dovrà fare delle scelte. “Domani non avremo più il lusso di fare tutto”, rileva Marc Allemann, direttore generale degli Etablissements hospitaliers du Nord Vaudois: “Non avremo le risorse”, sottolinea, “sia in termini di personale con competenze, ma anche di infrastrutture e finanze”. Quindi “l’aspetto del coordinamento e dello scambio di informazioni consentirà di evitare doppioni, esami ripetuti e consultazioni multiple”, osserva per parte sua Philippe Eckert, presidente del Réseau hospitalier neuchâtelois.

Un assicuratore nel network

È così che, sul lungo termine, si punta a ridurre i costi della salute. Sul versante degli assicuratori CSS ha deciso di salire a bordo di questa collaborazione volontaria, proponendo un modello assicurativo con premi che promettono di essere più vantaggiosi. “Con noi i pazienti avranno la possibilità di scegliere un professionista di riferimento”, spiega Sanjay Singh, uno dei dirigenti del gruppo, anticipando che “la persona con malattie gravi o croniche sarà seguita da un’infermiere qualificato”, il quale “coordinerà l’attività fra il medico di famiglia, gli ospedali e le cure a domicilio”.

Questo modello è già stato integrato dal 1° gennaio dagli ospedali di due distretti vodesi: 2’700 assicurati aderenti a questa formula sono quindi seguiti da una figura coordinatrice. “Mi rassicura questa possibilità”, racconta un paziente, aggiungendo che quando parla con dei conoscenti, si rende conto che “non tutti sono presi a carico da qualcuno, come nel mio caso”. E questo lo rincuora. La rete sanitaria così concepita prevede appunto una figura infermieristica che segue il paziente e ne coordina e aggiorna il dossier elettronico.

“Con questo modello”, afferma Singh, “i pazienti possono accedere a tutte le prestazioni mediche dei partner associati e ottengono una riduzione del premio di cassa malati”. Dall’anno prossimo il suo gruppo prevede un modello assicurativo simile in Ticino, insieme con il gruppo ospedaliero Moncucco: il quale è stato scelto, ci dicono, perché non orientato al profitto. Obiettivo qui, come altrove, il contenimento dei costi della salute: “Grazie alla rete, sarà possibile evitare doppioni”, ma anche “ripetuti ricoveri o visite al pronto soccorso”, sottolinea, esprimendo la convinzione che “questo metodo porterà alla riduzione dei costi” del sistema sanitario. Una convinzione che sta maturando laddove questa rete è già attiva, come nel canton Berna e nel canton Vaud, o è imminente, come nel Giura. Per verificare se davvero si risparmierà, occorrerà però attendere il 2026.

Vantaggi e limiti del modello

Chiamato in causa dalla RSI, Igor Francetic, ricercatore della SUPSI ed economista esperto in materia di cure sanitarie, afferma che questo genere di reti “effettivamente riescono a ridurre i costi della sanità”. Da un lato, sul versante degli ospedali, “riducendo i doppioni di grossi investimenti in macchinari”, nonché permettendo agli stessi “di focalizzarsi su specialità in cui sono più bravi”. Dall’altro, “garantendo un miglior accompagnamento del paziente” durante il percorso di cura ed evitando test e diagnosi supplementari che “altrimenti ci sarebbero se tutto il percorso fosse spezzettato”.

Dove potrebbero invece risiedere i potenziali svantaggi? “Sul lungo termine, se gli ospedali si specializzano soltanto in una o poche specialità”, nel momento in cui questo network venisse a cadere, si rischierebbe di perdere “del know-how internamente”. Sul versante dei pazienti invece, rammenta l’esperto della SUPSI, può rivelarsi un inconveniente il fatto di “dover viaggiare un pochino più lontano per raggiungere l’ospedale in cui si viene curati”.

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Igor Francetic, economista e ricercatore della SUPSI, si è espresso sul tema nell'edizione di venerdì di Prima Ora

  • RSI

Quanto all’integrazione di assicuratori nella rete, Francetic rileva che il loro interesse “è che le cure siano le più efficienti possibili”. Il fatto, quindi, che CSS, “in questo caso abbia permesso ai membri o ai pazienti di questo network di usufruire di un piano di managed care” rappresenta un indicatore per cui “tendenzialmente questo modello di cura è volto all’efficienza”.

Ma una collaborazione come quella del Réseau Bleu, che spazia fra diversi cantoni, sarebbe pensabile anche coinvolgendo il Ticino? I cantoni di questa rete romanda “sono periferici e parlano la stessa lingua”, mentre per il Ticino il limite è rappresentato proprio dalla lingua, osserva in proposito l’esperto, che ritiene quindi “poco pratico” unirsi con “operatori o prestatori servizi in altri cantoni che parlano altre lingue”.

In Ticino intanto, per quanto abbia una storia diversa, c’è “una rete di ospedali pubblici che copre tutto il cantone”, benché non sia una rete “completamente integrata”. Ma esistono poi, ricorda Francetic, anche delle “reti promosse da medici di famiglia”, che già operano “in modo integrato con specialisti” e che nei confronti degli assicuratori hanno acquisito “il titolo di poter operare” in termini di managed care.

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