“L’aromaticità è già promettente. La buccia è croccante, ancora non matura, ma il potenziale si sente. Basterà attendere qualche settimana per una buona vendemmia”, dice José Vouillamoz ai microfoni del TG. Buona, ma soprattutto speciale: il 2025 è un anno particolare per il vitigno della Syrah che cento anni fa venne piantato in Vallese.
Tra i vigneti a Saillon, suo villaggio natale, Vouillamoz, che è il regista delle celebrazioni, spiega come la Syrah sia approdata qui dal Rodano francese negli anni ’20. Quindi l’espansione negli anni ’50-60 e la consacrazione negli ’80 tra i grandi rossi alpini di statura internazionale.
La Syrah che è diventata un simbolo identitario: “Il Vallese è un terroir che le si addice alla perfezione”, dice l’ampelologo (ndr, specialista che si occupa dello studio scientifico dell’uva; in greco ‘ampelos” significa “vite”). “La Syrah predilige suoli asciutti e ben drenati, il calore e il sole. Tutto ciò che il cantone sa offrirle».
Le note floreali sono una sua caratteristica, afferma il viticoltore Alexandre Delétraz, durante la degustazione in botte con l’amico Vouillamoz. “È un vino ancora giovane, certo, ma mostra già una piacevole acidità e una freschezza viva, con note floreali di violetta tipiche della Syrah”. Delétraz se ne intende, visto che questa varietà di uva rappresenta circa un quinto della sua produzione. “L’ho sempre amato. È uno dei miei rossi preferiti. Il desiderio di produrre grandi Syrah qui in Vallese mi accompagna da sempre”.
Oggi la Syrah è tra i dieci vitigni più coltivati al mondo. In Vallese copre circa il 4% delle vigne, più che in ogni altra regione svizzera.