Svizzera

La morte di Nzoy forse non è stata “legittima difesa”

Un’analisi rimette in questione la ricostruzione del decesso del giovane zurighese ucciso da un agente di polizia nella stazione di Morges nel 2021

  • Ieri, 20:35
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Un'immagine scattata sul luogo in cui il 30 agosto 2021 è deceduto il giovane

  • Keystone
Di: ATS/RSI Info 

Nuova luce sul caso Nzoy: un rapporto proverebbe che il 37enne zurighese di pelle nera, ucciso da un agente di polizia alla stazione di Morges (VD) nell’agosto del 2021, non stava attaccando le forze dell’ordine, ma stava fuggendo. Verrebbe così a cadere la tesi della legittima difesa, sin qui sostenuta dai poliziotti coinvolti.

Secondo un’analisi dei video di sorveglianza combinata con ricostruzioni in 3D, “le mani di Nzoy erano aperte appena prima che gli venissero sparati i primi due colpi. Era quindi altamente improbabile che in quel momento avesse in mano un coltello”. È quanto afferma il rapporto dall’agenzia di ricerca e investigazione Border Forensics, redatto in collaborazione con la commissione indipendente sulla morte di Roger Nzoy Wilhelm. Rapporto che è stato presentato lunedì alla stampa al Théâtre de Vidy di Losanna.

Un’analisi spaziale in 2D ha permesso di ricostruire ogni passo di Nzoy e del poliziotto che gli ha sparato durante i momenti cruciali. “L’analisi della geometria della scena mostra che si è trattato di una fuga piuttosto che di un attacco”, ha dichiarato Nico Alexandroff, di Border Forensics.

Gli autori del rapporto si sono anche interessati alla dinamica strutturale, ovvero alla questione razziale in questo incidente. Sebbene la polizia affermi che il colore della pelle di Nzoy non abbia avuto alcun ruolo, il primo elemento comunicato dalle forze dell’ordine alla centrale era “Un uomo di colore a terra”, hanno sottolineato.

Vaud il cantone più letale

In questo contesto, Border Forensics ha creato una nuova banca dati che raccoglie i dati delle persone decedute in seguito a un intervento della polizia in Svizzera. Denominata “Les archives de l’absence” (Gli archivi dell’assenza), la banca dati elenca 84 casi dal 1992 ad oggi.

Ne emerge che “le persone, principalmente uomini, percepite come diverse a causa della loro condizione razziale, del loro status socio-giuridico, della loro psicopatologia e del loro consumo di droga” sono esposte in modo sproporzionato a pratiche di polizia letali in Svizzera. Il Canton Vaud si distingue inoltre come il cantone “più letale della Svizzera” in questo ambito.

Il rapporto conclude che è quindi “altamente probabile” che il razzismo, la mascolinità e i processi di alterizzazione (ossia l’azione di definire un individuo o un gruppo come radicalmente diverso da sé, ndr) abbiano influenzato la morte di Nzoy. “Sebbene non fosse minaccioso, è stato percepito come una minaccia” e, nonostante fosse ferito, ha dovuto affrontare “un profondo disprezzo”.

“Razzismo istituzionale”

Il caso di Nzoy mostra come “un modo distorto di percepire una persona possa portare alla morte”, ha osservato Getou del collettivo Afro-Swiss e membro della commissione indipendente. “Chiediamo che il razzismo istituzionale sia riconosciuto. Se ci si rifiuta di farlo, questi casi si protrarranno all’infinito”, ha aggiunto.

L’avvocato della famiglia di Nzoy, Ludovic Tirelli, presente al fianco della sorella della vittima, si è detto soddisfatto di poter contare sul lavoro di Border Forensics, che ha analizzato gli elementi dell’inchiesta con un “approccio scientifico”. “È ormai chiaro che Nzoy non aveva un coltello in mano quando sono stati sparati i primi colpi. Il ministero pubblico avrà molte difficoltà a contestarlo”, ha detto il legale.

L’avvocato Tirelli si è inoltre congratulato per il fatto che le immagini e le analisi 2D e 3D abbiano permesso di stabilire che Nzoy stava cercando di fuggire. “Dal punto di vista giuridico è estremamente importante perché si tratta di un caso di omicidio. La legittima difesa presuppone un attacco imminente o in corso. Se Nzoy stava fuggendo, non c’è legittima difesa”, ha dichiarato.

Procedimento riaperto

Frutto di un lavoro durato due anni, questa contro indagine aveva l’obiettivo di fornire “un’analisi dettagliata degli eventi” che hanno portato alla morte di Nzoy.

Il caso era stato archiviato alla fine di novembre 2024, poiché il ministero pubblico aveva ritenuto che il poliziotto autore del colpo mortale avesse agito per legittima difesa. Su richiesta dell’avvocato della famiglia della vittima, il Tribunale cantonale vodese ha tuttavia deciso lo scorso maggio di riaprire l’indagine.

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