Svizzera

Mafia, "servono nuovi strumenti"

Cantoni e confederazione devono rafforzare lo scambio di informazioni, sottolinea la direttrice di Fedpol Nicoletta della Valle

  • 29 ottobre 2021, 11:45
  • 8 febbraio, 12:13
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Nicoletta della Valle

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Di: ATS/ludoC

La Svizzera, per combattere più efficacemente la mafia, deve rafforzare lo scambio di informazioni trai cantoni e la Confederazione. Lo afferma Nicoletta della Valle, direttrice dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol), aggiungendo che anche la conoscenza della mafia in generale deve essere aumentata.

I cantoni attualmente non dono in grado di scambiarsi dati di polizia, ha dichiarato della Valle in un’intervista apparsa oggi, venerdì, sui giornali del gruppo CH Media. Una mozione di Corinne Eichnberger (PLR/AG) ha incaricato il Consiglio federale di rimediare a questa situazione, assicurando che queste informazioni siano messe in rete a livello nazionale.

Il governo federale e i cantoni stanno attualmente creando le basi giuridiche necessarie e la direttrice di Fedpol spera che siano in funzione entro il 2025. Attualmente, lo scambio di dati è quasi più efficiente tra la Svizzera e le autorità europee che con i cantoni, ha commentato.

Poco efficaci nella prevenzione

Le misure antimafia in Svizzera si basano su tre pilastri: repressione, cooperazione e prevenzione. La Confederazione collabora sempre più intensamente con l'Italia, ma non è ancora abbastanza efficace nel campo della prevenzione.

I problemi legati alla presenza della mafia sono ancora poco conosciuti. Se non si intensifica la lotta l'economia svizzera rischia di essere infiltrata. Ad esempio, le imprese mafiose potrebbero insinuarsi sempre più nella costruzione di strade nazionali, ha detto Nicoletta della Valle.

Mafia sotto pressione in Italia

Peggio ancora: potrebbero essere infiltrate anche autorità. Un altro pericolo è costituito dal riciclaggio di denaro e la Svizzera rischia di essere nuovamente inserita nelle liste nere. Ma il pericolo maggiore è che la Confederazione diventi una base per la mafia, un'ipotesi realistica secondo le autorità italiane.

La mafia è sotto pressione in Italia, e se la Svizzera non agisce, l'organizzazione potrebbe insediarsi sempre più sul territorio, tanto più che offre una buona infrastruttura, un mix di lingue e una comunità italiana presente da molto tempo.

Agguato di mafia, il reportage da Buccinasco

Telegiornale 19.10.2021, 22:00

Allarme già lanciato da tempo

L’allarme sulle facilitazioni che la mafia, soprattutto la ‘ndrangheta, potrebbe trovare in Svizzera è stato lanciato già da tempo dagli inquirenti italiani. Giorni fa, per esempio, la pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Cerretti, ospite della trasmissione della RSI “60 Minuti”, aveva affermato: ““La Svizzera, essendo un paese notoriamente benestante, è per gli ‘ndranghetisti un paradiso dove investire denaro. La mafia è un reticolo di relazioni sociali, non solo di relazioni criminali. La ‘ndrangheta, in particolare, ha avuto la capacità di strutturarsi in maniera organizzata, che prevede anche articolazioni all’estero. Gli affiliati sono attaccati alle loro tradizioni, ma contemporaneamente sono versatili e proiettati verso la modernità. Si hanno quindi infiltrazioni e collusioni con il mondo della finanza, della politica e dell’imprenditoria”.

L’intervento di Alessandra Cerretti della Direzione distrettuale antimafia di Milano

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Mafie senza frontiere - Porte aperte al crimine? - La caccia etica

60 minuti 18.10.2021, 21:05

Prima ancora, Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica a Catanzaro, aveva dichiarato che alla Svizzera servono un sistema più penetrante e mezzi più efficaci combattere la mafia, sottolineando che nella Confederazione sono presenti almeno 20 cellule di ‘ndrangheta.

Ndrangheta, in Svizzera più di 20 locali

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