Le multinazionali svizzere devono rispettare i diritti umani e la protezione dell’ambiente, sia all’interno della Confederazione che quando operano all’estero, e devono essere considerate responsabili dei danni causati. È quanto chiede l’iniziativa per la responsabilità delle imprese, lanciata a inizio anno e depositata martedì a Berna con 287’000 firme raccolte a tempo di record. Erano già 183’000 dopo appena due settimane.
Un testo analogo - per il quale come si ricorderà si era battuto fra gli altri lo scomparso Dick Marty - era già stato sottoposto a votazione nel 2020. Superò lo scoglio popolare, con il 50,7% dei voti, ma si arenò su quello della maggioranza dei cantoni.
“La Svizzera non deve diventare l’unico Paese in Europa senza una legge per multinazionali responsabili”, ha affermato citato in un comunicato il consigliere nazionale Giorgio Fonio, membro del comitato promotore. Infatti durante la campagna che precedette il primo voto, il fronte contrario aveva affermato che la Confederazione avrebbe introdotto “regole uniche a livello globale” e il Consiglio federale aveva promesso di adottare un approccio “armonizzato a livello internazionale” e di adoperarsi per creare “pari condizioni” per le aziende in Svizzera e nell’UE.
Nel frattempo, nulla o quasi si è concretizzato a Berna, dove il dossier non si sblocca, mentre altri Paesi hanno mosso passi decisi (norme specifiche sono state adottate in particolare in Germania e in Norvegia) e l’Unione Europea ha adottato una direttiva nella primavera del 2024.