Il partenariato di sicurezza e difesa con l’Unione europea (UE) voluto dal Consiglio federale è in fase di stallo. Infatti, gli Stati membri dell’UE non vogliono ulteriori partnership. Secondo una fonte vicina al dossier a Bruxelles, non è previsto alcun nuovo partenariato in materia di sicurezza e difesa nel prossimo futuro. Saranno continuate solo le trattative già in corso, ha dichiarato una seconda fonte diplomatica.
Il Segretariato di Stato per la politica di sicurezza (SEPOS) ha risposto a una domanda in merito affermando che non è stata fissata alcuna data per colloqui esplorativi formali. Tali colloqui devono costituire la base per la prosecuzione della procedura. Secondo la portavoce del SEPOS, si sono svolti solo colloqui informali a livello tecnico.
A Bruxelles le trattative sono condotte dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) per conto dell’UE. Ma il SEAE deve prima ottenere l’autorizzazione degli Stati membri, decisione che deve essere presa all’unanimità. Per il momento, non è stato ancora concesso il via libera alla Svizzera, ha dichiarato una portavoce del SEAE.
UE per l’equilibrio geografico e privilegia gli Stati partner
Il Consiglio dell’UE, che riunisce gli Stati membri, nelle sue decisioni dà priorità ai potenziali Stati partner. Uno dei criteri è l’equilibrio geografico, ha spiegato la portavoce. Finora l’UE ha concluso otto partenariati, cinque dei quali con Paesi europei (Albania, Regno Unito, Macedonia del Nord, Norvegia e Moldavia). Gli altri sono Giappone, Canada e Corea del Sud.
Il Consiglio non vuole ulteriori partnership con Stati europei, sottolineano a Bruxelles. Ci sono già abbastanza accordi nel Vecchio Continente. Secondo le istituzioni europee, i partenariati sono dichiarazioni di intenti non vincolanti dal punto di vista giuridico e adattate alle esigenze dei partner. Da marzo, il partenariato suscita un interesse crescente.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva allora annunciato la creazione di SAFE (Security Action for Europe), uno strumento per sostenere gli Stati membri dell’UE nel settore della difesa e degli armamenti. La Commissione mette a disposizione 150 miliardi di euro sotto forma di credito.
Pfister: “Positivo per l’industria svizzera degli armamenti”
Per i Paesi terzi, un partenariato di sicurezza e difesa è una condizione preliminare per la partecipazione a SAFE. Su questa base, la Confederazione dovrebbe ancora concludere un accordo supplementare sugli armamenti, ha spiegato il responsabile della Difesa Martin Pfister al Consiglio nazionale durante la sessione autunnale.
L’obiettivo di un tale accordo supplementare sarebbe quello di negoziare con l’UE condizioni migliori per l’industria degli armamenti nell’ambito di progetti di armamenti comuni, ha proseguito il politico. In concreto si tratta della quota di componenti forniti nei sistemi globali.
Nel caso degli Stati terzi il limite massimo per questi componenti è attualmente fissato al 35%. Una quota che potrebbe essere aumentata grazie a un accordo supplementare, “il che sarebbe positivo per la nostra industria degli armamenti”, ha affermato il consigliere federale.
Il Regno Unito e il Canada stanno negoziando un accordo che consenta loro di partecipare a SAFE. Norvegia, Islanda e Liechtenstein, membri dello Spazio economico europeo (SEE), nonché l’Ucraina, vi hanno già accesso.

Svizzera-UE: la posizione dei contadini
Telegiornale 22.10.2025, 20:00







