Un’azione inedita ma rivelatrice dell’inquietudine del settore si è svolta a Ginevra in occasione della festa del lavoro. A manifestare sulla Place des Nations sono stati infatti circa 500 dipendenti delle Nazioni Unite. “Ci sono molte incertezze riguardo alla riduzione degli effettivi che tocca migliaia di persone e compromette l’intero sistema dell’ONU”, secondo Sévérine Deboos, del sindacato del personale dell’Organizzazione mondiale del lavoro dove un posto su dieci è stato soppresso.
“Non siamo una merce, difendiamo l’umanità”, hanno affermato i rappresentanti delle associazioni del personale delle agenzie con sede in riva al Lemano. “Ridurre il personale delle Nazioni Unite vuol dire diminuire i mezzi di lotta contro la fame, in favore dell’educazione e delle famiglie di profughi”, hanno dichiarato. Per il ramo umanitario è un momento difficile, aggravato dalla decisione dell’amministrazione statunitense di sospendere gli aiuti all’estero.
Qualche esempio: per l’UNICEF si prospetta un taglio del budget del 20%, il Programma alimentare mondiale ridurrà gli effettivi del 25-30%, l’Alto commissariato per i rifugiati del 30%. Fenomeni analoghi si constatano anche nelle altre sedi nel mondo.
“Siamo qui per solidarietà con tutti i programmi che stanno per terminare e con tutti coloro che perderanno il lavoro”, ha dichiarato a Keystone-ATS una dipendente dell’UNHCR, funzionaria internazionale di stanza a Ginevra da sette anni. Come molti suoi colleghi, anche lei attende con ansia informazioni sul suo futuro.
L’ultima protesta del personale delle Nazioni Unite risaliva a otto anni ed era rivolta contro un taglio dei salari.

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Telegiornale 01.05.2025, 12:30