Gli investimenti in Svizzera in settori sensibili da parte di aziende estere potrebbero venir sottoposti a maggiori controlli per rafforzare la protezione di infrastrutture critiche per la sicurezza del Paese. È quanto prevede la “Lex China”, approvata martedì dal Consiglio nazionale con 142 favorevoli e 48 contrari. Il progetto passa ora al Consiglio degli Stati.
Il progetto segue anni di dibattito sul tema, innescato dalla vendita della multinazionale svizzera Syngenta all’azienda statale cinese Chem China nel 2017. La norma, originariamente elaborata con riluttanza dal Consiglio federale su richiesta del Parlamento dopo la mozione di Beat Rieder (Centro/VS), è stata modificata in diversi punti dal Nazionale per includere misure ancora più stringenti. Tra i settori toccati figurano le infrastrutture critiche per la produzione e la distribuzione di energia elettrica, le reti idriche, le telecomunicazioni, il trasporto, il materiale bellico e altri beni utilizzabili sia a scopi civili che militari.
Nonostante il sostegno della maggioranza, la Lex China ha trovato opposizione in alcuni settori del legislativo. Tra questi il PLR, con il sostegno del consigliere federale Guy Parmelin, che aveva persino chiesto di non entrare in merito del progetto perché sosteneva che potesse compromettere l’attrattivà della Svizzera come piazza economica internazionale.
Con la nuova legge, la Svizzera si allinea agli standard internazionali in materia di controllo sugli investimenti esteri, ponendo al primo posto la protezione degli interessi nazionali. Gli investitori stranieri continuerebbero ad essere i benvenuti, ma dovranno affrontare maggiori ostacoli se le loro operazioni venissero considerate potenzialmente pericolose.
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Telegiornale 09.09.2024, 12:30