Svizzera

Rösti “preoccupato” per il giornalismo sotto pressione

Il consigliere federale allo Swiss Media Forum di Lucerna: “Il professionista come macchina di produzione non sempre va bene”

  • 24 maggio, 13:33
  • 24 maggio, 14:55
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Il consigliere federale Albert Rösti ha parlato della situazione dei media in Svizzera

  • Tipress
Di: ATS/RSI Info

La situazione dei media, che sono sotto pressione, preoccupa Albert Rösti. È quanto ha dichiarato il consigliere federale, intervenendo venerdì allo Swiss Media Forum di Lucerna.

Il capo del DATEC, il Dipartimento federale che sovrintende anche alle comunicazioni, ha assicurato che il Governo sta lavorando per creare le giuste condizioni quadro, sapendo che non esistono soluzioni miracolose.

Rösti ha citato il calo di oltre il 20% del numero di testate nel Paese dal 2009, il dimezzamento delle tirature negli ultimi quindici anni e i miliardi di franchi di introiti pubblicitari sottratti dai giganti del web, quali Google e Facebook.

Il ministro ha fatto riferimento al progetto governativo di introdurre regole per le principali piattaforme, al fine di creare maggiore trasparenza e proteggere i diritti degli utenti. L’esecutivo sta inoltre esaminando la necessità di introdurre regole sull’intelligenza artificiale (IA), in particolare per il settore mediatico.

I media sono buoni quando offrono qualità, ha aggiunto Rösti. Ciò significa che “trasmettono e contestualizzano fatti solidi in un linguaggio curato e in modo appassionante”.

Tuttavia, questo mestiere ha sofferto negli ultimi tempi a causa della pressione economica, ha dichiarato ancora il 56enne, dicendosi solidale con i professionisti dei media. Quando i giornalisti non devono solo scrivere, ma anche fotografare, filmare, montare clip, impaginare e registrare podcast, diventano una “macchina di produzione”. E “ciò non sempre va bene”, ha aggiunto il consigliere federale.

Iniziativa “200 franchi bastano!”

Il ministro ha parlato anche dell’iniziativa popolare “200 franchi bastano!” lanciata dall’UDC, dall’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e dai Giovani PLR. Tale iniziativa fa seguito all’iniziativa “No Billag”, che è stata bocciata dal popolo svizzero nel 2018. Su proposta di Rösti, il Consiglio federale intende ridurre il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 franchi annui per nucleo familiare a 300 franchi a partire dal 2029.

Rösti ha insistito sul fatto che l’obiettivo del Governo è quello di evitare l’accettazione dell’iniziativa, un testo che avrebbe “conseguenze troppo gravi per la democrazia, la cultura e la società”. Secondo il Governo, l’iniziativa porterebbe a una ristrutturazione della SSR, che dovrebbe abbandonare l’attuale decentramento in Romandia e in Ticino.

L’idea dell’esecutivo non ha ottenuto un consenso unanime durante la procedura di consultazione. Il Consiglio federale prenderà una decisione prima della pausa estiva. Secondo il capo del Dipartimento federale delle comunicazioni (DATEC), l’iniziativa arriverà in Parlamento nel secondo semestre dell’anno.

“Riserve” su aumento aiuti ai giornali

Rösti ha inoltre fatto riferimento alle iniziative in corso in Parlamento per rafforzare il sostegno ai media. Ha espresso segnatamente il suo appoggio allo strumento degli aiuti indiretti, ovvero i contributi concessi dalla Confederazione per ridurre i costi di distribuzione dei giornali.

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Il presidente di TX Group Pietro Supino

  • Keystone

Il ministro ha poi reagito alle dichiarazioni del presidente di TX Group, rilasciate proprio giovedì allo Swiss Media Forum. Pietro Supino ha affermato che senza un aumento di questi aiuti, il panorama della stampa potrebbe “implodere” nei prossimi anni.

Rösti ha ammesso che questo sostegno rimarrà importante nei prossimi anni, fintanto che i giornali completeranno la loro trasformazione digitale. Tuttavia, spetterà al Parlamento decidere su un eventuale aumento di questa manna, ha aggiunto il consigliere federale, il quale non ha nascosto che il Governo ha delle riserve su questo punto.

“Più sostegno a Keystone-ATS”

Rösti ha inoltre espresso il suo “pieno sostegno” all’introduzione di un “diritto di protezione affine” in Svizzera. Questa norma, paragonabile al diritto d’autore, permetterebbe agli editori di chiedere un risarcimento ai giganti di Internet per l’utilizzo dei loro contenuti. Il dossier, gestito dal Dipartimento federale di giustizia di Beat Jans, è “difficile”, ha commentato Rösti, ma ritiene che sia necessario far pagare le piattaforme.

Tra le misure previste, il ministro ha menzionato anche un maggiore sostegno all’agenzia di stampa Keystone-ATS, che attualmente riceve dalla Confederazione una sovvenzione annuale di 4 milioni di franchi.

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