In Svizzera nel 2024 sono state identificate 201 nuove vittime di tratta dalla piattaforma Platforme Traite, in leggero aumento rispetto al 2023. Lo ha comunicato mercoledì la piattaforma stessa precisando che circa i tre quarti delle vittime, ovvero il 73%, sono donne. Le cinque organizzazioni raggruppate dalla piattaforma - FIZ, ASTRÉE, CSP Ginevra, Antenna MayDay e AVIT - l’anno scorso hanno accompagnato e fornito consulenza complessivamente a 483 persone.
“Queste cifre che restano stabili o in leggero aumento negli ultimi anni”, ha riferito Platforme Traite, in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, “continuano a confermare che la tratta di esseri umani è una realtà in Svizzera”.
Le vittime provengono principalmente da Nigeria, Colombia e Ungheria
Le vittime di tratta nel 2024 provenivano da 54 paesi differenti, in particolare da Nigeria, Colombia e Ungheria. 114 persone sono state vittime di sfruttamento sessuale e 95 di sfruttamento della forza lavoro o istigazione a commettere reati, mentre alcune hanno subito più forme di sfruttamento.
Secondo Platforme Traite che questi dati “riflettono solo una parte della realtà del fenomeno in Svizzera”, poiché “l’identificazione delle vittime (in termini di provenienza, genere e tipo di sfruttamento) dipende fortemente dalla presenza di servizi specializzati sul territorio”, ma non solo. Essi dipendono anche “dal livello di sensibilizzazione dei servizi e delle istituzioni competenti, nonché dai settori del mercato del lavoro sottoposti a controllo”.
Fondamentale la coerenza tra le azioni cantonali e le politiche federali
Tuttavia, ha aggiunto la piattaforma, “il crescente impegno di alcuni Cantoni e delle organizzazioni specializzate, negli ultimi anni, permette di individuare un numero sempre maggiore di casi e di fornire un quadro più aderente alla realtà”. Nonostante ciò, dal punto di vista di Platforme Traite, andrebbe migliorata la coerenza tra le azioni cantonali e le politiche federali. Senza un aumento delle risorse finanziarie per sostenere l’impegno crescente dei cantoni e delle organizzazioni specializzate, puntualizzano, la lotta contro la tratta di esseri umani rischierebbe di perdere efficacia a lungo termine.
Inoltre, senza un coordinamento stretto tra le azioni locali, cantonali e il livello federale - in particolare per quanto riguarda il rilascio dei permessi di soggiorno e le misure d’integrazione per le vittime - gli sforzi intrapresi resteranno frammentari e insufficienti, mette in guardia la piattaforma. Accade ad esempio - indica - che le persone vittime di tratta si vedano negare il permesso di soggiorno dalle autorità federali nonostante il parere favorevole delle autorità cantonali o malgrado il sostegno finanziario assicurato per molti anni dal cantone al processo d’integrazione delle vittime.

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Notiziario 30.07.2025, 15:00
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