Ancora pochi giorni e poi a Lugano si molleranno di nuovo gli ormeggi e ci si lascerà alle spalle questa breve legislatura. Tre anni di transizione e di assestamento dopo il terremoto elettorale per superare l’uscita di scena dell’ex sindacone Giorgio Giudici. Tre anni per voltare pagina e gettare le basi del nuovo corso della città, polo del Cantone, che Grande Lugano vuole tornare ad esserlo non solo per numero di abitanti e per estensione del territorio, ma per i progetti e la lungimiranza, sostenuti da finanze sane.
Il Municipio a maggioranza leghista in questi tre anni di apprendistato – senza lesinare critiche (anche stucchevoli a volte) alla precedente amministrazione - ha già dato indicazioni per tenere a galla il transatlantico, dopo aver invertito la rotta ed evitato l’iceberg. E lo ha fatto affondando due tabù della politica di via Monte Boglia: l’aumento del moltiplicatore e l’introduzione della tanto vituperata tassa sul sacco.
L’obiettivo rimane l’agognato e declamato pareggio di bilancio entro il 2018 che sembra essere tornato nel raggio d’azione dei radar del transatlantico. Nei prossimi quattro anni la compagine municipale - che salvo sorprese sarà quasi la stessa - si è già detta intenzionata a portare avanti la ricerca della stabilità finanziaria di pari passo con gli investimenti. Anche perché in Piazza della Riforma sono tornati i progetti del Campo Marzio, del nuovo stadio e la volontà di attirare nuove idee in città, come un polo di ricerca in campo medico. Senza dimenticare il LAC che dopo un inizio scoppiettante dovrà riuscire a mantenere il suo posto nella vita dei luganesi e non… e pure trovarsi un nuovo capodicastero.
Insomma, mollati gli ormeggi è ora che il transatlantico torni a solcare le acque del mare verso obiettivi precisi. Non resta che vedere chi salirà a bordo il prossimo 10 aprile e, tra quattro anni, quanto lontano la città sarà riuscita ad andare.
Netoska Rizzi




