Capita spesso, e altrettanto spesso suscita discussioni e contrapposizioni: tra chi sostiene che il lupo caccia solo quel che mangia e chi il contrario. Parliamo del fenomeno della predazione in eccesso, conosciuta in biologia anche con il termine inglese surplus killing. In parole povere, uccidere un numero di prede maggiore di quel che servirebbe per nutrirsi.
In natura questo comportamento predatorio complesso è stato osservato in molte specie di animali predatori, dai felini – compresi i gatti domestici –, agli orsi, passando per il temibile tasso del miele e per animali marini come le orche o con le ali come i corvi, fino ad arrivare addirittura a insetti come le libellule o finanche allo zooplancton. E ovviamente non potevano mancare i canidi: volpi, coyote, cani e i loro antenati, i lupi. Ma tra chi mette in pratica questa strategia, c’è anche il mammifero più complesso ed evoluto: l’essere umano.
Per capirne qualcosa in più, ci siamo rivolti al biologo etologo ticinese Federico Tettamanti.
Ci può spiegare brevemente che cos’è la predazione in eccesso e quali specie riguarda in natura?
“Bisogna partire dal concetto di predazione, che è un concetto che gli etologi dividono in quattro punti: ricerca, inseguimento, uccisione e consumo. Quando questi quattro criteri sono soddisfatti lo è anche il predatore, un po’ come avviene anche per i cacciatori umani. La predazione in eccesso, o surplus killing, avviene invece quando uno di questi step non è stato soddisfacente per il predatore, principalmente quando la ricerca e l’agguato sono stati troppo semplici. Questo porta il predatore a continuare l’uccisione per compensare questa assenza. In natura, avviene spesso quando la densità di prede è molto elevata. Riguarda vari predatori, dai lupi agli orsi, fino ad alcuni insetti. Un esempio molto studiato è quello degli orsi in Nordamerica: quando predano i salmoni all’inizio dell’inverno un singolo orso ne cattura tantissimi, proprio anche per l’abbondanza delle prede. Una volta catturati mangia solo la parte più calorica dei salmoni e questo comportamento è funzionale all’accumulo di calorie per il letargo. Anche altre specie lo fanno in ottica di creare delle scorte, in questo caso le condizioni ambientali – come l’arrivo dell’inverno – possono ovviamente influire sul comportamento”.
Che impatto ecologico ha questa strategia predatoria?
“L’impatto principale è ovviamente sulle prede. Se la densità di prede aumenta, il predatore può cominciare a cacciare molto di più, portando potenzialmente alla diminuzione anche completa di una specie preda. Tuttavia, un predatore solitamente non ha una sola preda, quindi può passare ad altre specie”.
Al di là delle scorte o dell’abbondanza di prede, ci sono altre teorie o spiegazioni dietro a questo comportamento?
“Oltre alla disponibilità elevata di prede e alle condizioni ambientali, che restano i motivi principali, alcune teorie suggeriscono che ai predatori ‘piaccia’ cacciare, un po’ come ai cacciatori umani, e trovano quindi soddisfazione nell’uccisione. Sono aspetti difficili da stabilire: in Nordamerica si sono stati ad esempio alcuni studi che hanno attestato come una popolazione di lupi abbia cacciato intensamente una propria preda fino a farla scomparire del tutto, generando degli scompensi biologici. Al contrario lo spesso citato studio effettuato nel parco nazionale dello Yellowstone ha dimostrato l’opposto, con i lupi che cacciando hanno diminuito la pressione degli ungulati sulla vegetazione e riportando quindi l’ecosistema in equilibrio. C’è infine anche l’ipotesi che lo facciano per educare i cuccioli, ma questo è più legato all’insegnamento del processo di caccia che alla predazione in eccesso vera e propria”.
Passando ai lupi, quanto è comune questo comportamento nelle popolazioni di lupi sul nostro territorio?
“Il lupo è in effetti famoso per queste predazioni in eccesso, soprattutto su animali domestici come le pecore, e il nostro territorio non fa eccezione. Questo avviene perché le pecore, specialmente se chiuse in recinti, non possono scappare e non si comportano come prede naturali. In questi casi il lupo può continuare a uccidere finché c’è movimento nel gregge”.

Con il bestiame domestico, al lupo vengono spesso a mancare alcune fasi della predazione
Negli attacchi c’è differenza nel comportamento predatorio del lupo tra pecore e capre?
“Sì, gli attacchi più grandi con più morti sono proprio sulle pecore. Le capre hanno una tendenza più ‘selvatica’ che le fa fuggire, quindi il lupo ne prende meno. Con le pecore inoltre, spesso molte muoiono nella fuga, cadendo o schiacciandosi a vicenda proprio a causa del loro comportamento e della tendenza a restare assieme. In questo senso, per il lupo finché c’è movimento, proprio per quello che dicevamo delle fasi della predazione, la caccia non è finita. In natura questo comportamento è decisamente più raro e avviene su periodi più lunghi, anche perché le prede scappano e si comportano diversamente e il lupo si concentra su una singola preda, di solito quella più in difficoltà”.
La struttura sociale dei lupi influenza la predazione in eccesso?
“Inizialmente da noi queste predazioni in eccesso erano effettuate principalmente da lupi solitari in dispersione, ma era probabilmente dovuto alla protezione poco efficace e alla facilità con cui questi animali potevano compiere le loro stragi. Ma poi si è osservato che lo fanno anche i branchi. Anzi, i branchi possono essere più efficaci perché attaccano insieme, e questa ‘specializzazione’ può essere tramandata alle generazioni successive. Personalmente credo anche che questi comportamenti generino un rinforzo positivo nei predatori dato dall’uccisione di molte prede, che li spingerà a ripetere il comportamento ”.

La protesta degli allevatori ticinesi, che il 26 aprile 2022 hanno scaricato le carcasse delle pecore uccise dal lupo
Quali sono le migliori strategie di protezione e mitigazione rispetto alle predazioni in eccesso?
“I cani da protezione – seppur non siano sempre di facile gestione, vedi i conflitti con l’escursionismo – sono la miglior soluzione per evitare la predazione in eccesso, perché possono interrompere l’attacco del lupo mettendolo in fuga, limitando quindi le perdite. Le recinzioni elettrificate sono invece utili per prevenire il contatto iniziale, ma se il lupo riesce ad entrare, la situazione può solo peggiorare”.
Considerando anche i cambiamenti climatici e l’antropizzazione del territorio, come pensa possa evolvere la questione lupo in relazione alle predazioni in eccesso?
“È una domanda complessa. Il numero di lupi sta aumentando, anche con l’attuale gestione proattiva in Svizzera che dovrebbe tenerli teoricamente lontani dall’uomo. Anche l’ibridazione con i cani è un problema crescente, soprattutto in Italia. La chiave sarà quindi trovare un equilibrio tra protezione efficace del bestiame e gestione sostenibile della popolazione di lupi. Le misure di protezione dovranno essere sempre più sofisticate, ma dovranno anche essere economicamente sostenibili per gli allevatori”.
RG 12.30 del 03.12.2025 - Lupo, abbattimento più facile: il servizio di Alessio Veronelli
RSI Info 03.12.2025, 13:14
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